19/09/2024, 13.29
AFGHANISTAN - PAKISTAN
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La corsa a ostacoli delle campagne antipolio in Afghanistan e Pakistan

Sono gli unici due Paesi al mondo dove il virus circola ancora, provocando paralisi tra bambini e neonati. I talebani non vogliono più condurre le campagne porta a porta per timori legati alla loro sicurezza. Mentre in Pakistan gli operatori continuano a essere vittime di attentati terroristici e le famiglie sono ancora estremamente diffidenti verso i vaccini.

Kabul (AsiaNews/Agenzie) - Dopo la notizia che i talebani hanno sospeso la campagna di vaccinazione contro la poliomielite, fonti interne hanno comunicato che non è stato emesso nessun decreto ufficiale in merito, e il ministero della Salute pubblica talebano ha espresso la volontà di condurre la campagna vaccinale nelle moschee anziché continuare a utilizzare l’approccio porta a porta utilizzato finora. 

Gli esperti sanitari hanno però sottolineato che anche questo metodo rischia di vanificare decenni di sforzi nell’eradicazione del virus e portare a una nuova epidemia, perché la maggior parte delle famiglie che vivono in aree remote sono impossibilitate a portare i bambini in moschea per due dosi di vaccino. E a dimostrarlo sono i casi riportati finora: delle 18 infezioni registrate quest’anno (contro le 6 del 2023), 11 sono state rilevate a Kandahar, centro di potere della leadership talebana, dove da anni, a causa delle restrizioni nei confronti delle operatrici donne, le vaccinazioni si svolgono in moschea. 

“Nel resto dell'Afghanistan non ci sono problemi con le lavoratrici antipolio e nelle aree in cui abbiamo lavoratrici, non abbiamo casi”, hanno raccontato al Guardian alcuni operatori locali. Prima della riconquista talebana dell’agosto 2021, le donne svolgevano un ruolo fondamentale nella campagna di vaccinazione, facendosi carico della sensibilizzazione delle madri ed entrando in spazi proibiti agli uomini. Per questo alle operatrici era stato concesso di continuare a lavorare nel settore sanitario, nonostante una serie di altri divieti imposti dai talebani alle attività femminili. Ma nei villaggi rurali delle province meridionali, quelle che confinano con il Pakistan, diverse donne hanno raccontato di essere state costrette a dimettersi a causa delle limitazioni alla loro libertà. 

Questa, tuttavia, non è l’unica ragione che ha spinto i talebani a rivedere la campagna di vaccinazione. “Il motivo dietro il rinvio della campagna antipolio sono i problemi con la modalità di attuazione”, ha spiegato in forma anonima un funzionario sanitario. “L’attuale governo ci ha ordinato di non condurre campagne porta a porta” per ragioni di “sicurezza”, ha continuato la fonte. “Il sud, in particolare Kandahar, è dove vivono i leader talebani, che sono preoccupati che le campagne possano rivelare le loro posizioni a minacce straniere”. O ai membri dello Stato islamico, che negli ultimi anni hanno ripetutamente preso di mira i centri del potere talebano con attentati terroristici. 

In passato, i servizi d’intelligence statunitensi avrebbero utilizzato anche finte campagne vaccinali per scovare i terroristi, alimentando la diffidenza della popolazione e la diffusione di notizie false da parte di leader religiosi.

Anche il Pakistan è l’unico Paese al mondo insieme all'Afghanistan in cui la poliomielite circola ancora tra bambini e neonati, diffondendosi soprattutto attraverso l’acqua contaminata e provocando paralisi irreversibili. E anche qui sono stati registrati quest’anno 18 casi, che, però, verosimilmente, sono molti di più. La maggior parte delle infezioni sono state riportate in Belucistan, al confine con l’Iran e l’Afghanistan. Non è un caso: nonostante gli sforzi da parte del governo pakistano, che la settimana scorsa ha reclutato 286mila operatori sanitari per vaccinare 33 milioni di bambini sotto i cinque anni, si sono già verificati due attentati contro gli operatori sanitari e il personale di polizia addetto alla loro protezione.

I miliziani del Tehreek-e-Taliban Pakistan (i talebani pakistani o TTP) e i combattenti dello Stato islamico del Khorasan (IS-K), che si trovano nelle regioni lungo il confine afgano, attaccano le squadre antipolio perché sospettano siano spie del governo. Dopo che la settimana scorsa uomini armati non identificati hanno ucciso un operatore antipolio e un poliziotto, il personale di polizia ha indetto uno sciopero, chiedendo un intervento del governo. Più di 200 persone, soprattutto donne, negli ultimi anni hanno perso la vita in attentati compiuti contro gli operatori della campagna antipolio.

Ma spesso sono le stesse famiglie a chiedere al personale medico di registrare come effettuata una vaccinazione mai avvenuta per la diffidenza nei confronti dei vaccini. Secondo uno studio sulla popolazione di Peshawar, per esempio, il 79% dei genitori non voleva vaccinare i figli perché temeva ci fossero ingredienti proibiti dalla religione. 

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