La campagna "Salvate il cristiano O'Connor", esempio di solidarietà via internet
Roma (AsiaNews) - La notizia della detenzione del cristiano indiano Savio Brian O'Connor si diffonde in Italia e in Europa a fine maggio 2004. L'attivista cattolico indiano John Dayal scrive al re saudita Fahad per chiedere la scarcerazione di O'Connor, imprigionato dal 25 marzo nelle carcere di Riyadh dopo essere stato rapito e torturato dalla Muttawa, polizia religiosa saudita. L'appello di Dayal entra nel circuito mediatico e viene rilanciato da AsiaNews e da alcune agenzie internazionali.
Il 6 giugno il sito cattolico italiano www.stranocristiano.com lancia la campagna "Salvate il cristiano O'Connor" per unirsi a Dayal nel domandare la liberazione del cittadino indiano, detenuto per motivi religiosi camuffati sotto false accuse di attività illegali. "Ci uniamo anche noi alla richiesta di John Dayal, chiediamo anche noi libertà per Brian Savio O'Connor" scrive nel lancio dell'iniziativa Assuntina Morresi, ideatrice della campagna. "Il diritto alla libertà religiosa è universale! Non può chiamarsi civile una nazione che neghi tale diritto".
L'iniziativa - denominata e-camapgna dalla modalità telematica con cui viene compiuta - fornisce un breve appello in favore di O'Connor da inviare via e-mail all'ambasciatore dell'Arabia Saudita a Roma, Mohammed Bin Nawaf Bin Abdulaziz Al Saud, al rappresentante italiano a Riyadh, Armando Sanguigni, e all'ufficio saudita all'Onu.
L' e-campagna - solo apparentemente sembra non sortire effetto: non si registrano risposte ufficiali dei responsabili sauditi o diplomatici nè loro dichiarazioni al riguardo. Ma AsiaNews e altri enti che seguono il caso dell'inidnoa detenuto in Arabia tra cui Middle East Concern registrano una crescente pressione di alcuni stati sulle autorità saudite per la liberazione di O'Connor: sono specialmente i governi americani e canadese a sollevare il caso presso il governo di Riyadh. Anche l'ambasciata indiana in Arabia Saudita, seppur in modo infastidito, denota l'interesse di vari organi di stampa, ambasciate, governi, semplici cittadini verso le sorti del cristiano indiano. A luglio l'associazione statunitense per la libertà religiosa Freedom House chiede al Segretario di Stato americano Colin Powell di affrontare con il governo saudita il caso O'Connor durante la sua visita a Riyadh.
In breve tempo vari siti internet, cattolici, evangelici e protestanti rilanciano la campagna in tutto il mondo: portali web in lingua inglese e spagnola, enti americani, inglesi e spagnoli, alcuni importanti organi di stampa italiani danno notizia dell'e-campagna "Salvate il cristiano O'Connor". Accanto a questa iniziativa di denuncia se ne affianca una di solidarietà rivolta in modo specifico a Brian attraverso l'invio di cartoline e lettere che vogliono manifestare la vicinanza di altri cristiani al protestante indiano. Lo stesso O'Connor dichiara a chi lo viene a visitare nel carcere di Olaya di voler ringraziare quanti lo sostenuto attraverso messaggi e preghiere.
La notizia delle 2 e-campagne di denuncia e solidarietà arriva anche all'attenzione del tribunale di Deerah (nei pressi di Riyadh) dove O'Connor si trova sotto processo: i giudici sauditi, saputo delle cartoline, messaggi e lettere da lui ricevute da diversi paesiricevute, lo accusano di essere "leader di un gruppo sponsorizzato da forze straniere per promuovere il cristianesimo nel paese".
Il resto è noto: ai primi di novembre O'Connor viene improvvisamente scarcerato ed espulso dall'Arabia dopo che le accuse a sue carico sono state riformulate dal tribunale in una generica accusa "vendita di liquori".
Sull'onda del caso O'Connor l'International Christian Concern di Washington ha di recente inoltrato una lettera aperta al presidente Bush per chiedere di "incontrare l'ambasciatore saudita ed esprimergli il nostro biasimo per le persecuzioni contro i cristiani e altre minoranze in Arabia Saudita" dove i cristiani sono "continuamente arrestati, picchiati, torturati e imprigionati dalla polizia religiosa saudita". L'ente americano chiede a Bush di "informare il governo saudita che questi attacchi contro i cristiani e le minoranze devono essere fermati". (LF)