La bomba di Bangkok: un nuovo passo verso la dittatura militare
Bangkok (AsiaNews) – A 24 ore dalla bomba che ha colpito il tempio indù di Erawan, nel centro della capitale thai, non è apparsa ancora alcuna rivendicazione da parte di qualche gruppo. Ma analisti e gente comune sono convinti di una cosa: la bomba porterà a rafforzare ancora di più la presenza militare nel Paese.
Secondo il premier Prayuth Chan-ocha, la bomba che ha fatto 22 morti e un centinaio di feriti mira a “distruggere la nostra economia e il turismo”.
I sospetti si concentrano su un uomo ripreso dalle telecamere di sicurezza che Prayut pensa appartenente a “un gruppo anti-governo basato nel nord della Thailandia”.
Il nord è la zona da dove proviene Thaksin Shinawatra e il movimento delle “camicie rosse” che negli anni scorsi si sono spesso scontrati con le “camicie gialle”, legate ai militari.
I partiti legati a Thaksin e alla sorella Yingluck hanno vinto per cinque volte le elezioni, ma hanno trovato un’enorme resistenza dai partiti avversari.
Dal 22 maggio 2014 la Thailandia è sotto legge marziale, dopo che i militari hanno deposto il governo di Yingluck. Lo scorso aprile Prayut ha rimpiazzato la legge marziale con un decreto sulla sicurezza nazionale che dà alla giunta ancora più potere per schiacciare ogni “atto che miri a ferire la pce nazionale e la stabilità”. Nel mirino sono gli oppositori politici, i media, gli attivisti.
“Fra qualche giorno – racconta una donna ad AsiaNews – si dovrebbe approvare alcuni emendamenti alla nuova costituzione che danno all’esercito un grande potere. Grazie a tale emendamento, l’esercito avrà ancora poteri speciali per cinque anni dopo la fine dell’emergenza per garantire quella che viene definita una transizione pacifica. L’ipotesi più comune è che la bomba sia un segnale dell’opposizione che umilia l’esercito, come a dire: Come potete proteggere il popolo se non sapete mantenere alcuna sicurezza?”.
Un’altra ipotesi, ventilata sottovoce, è che sia stato l’esercito stesso a porre la bomba per rafforzare il bisogno di “sicurezza” e di controllo, richiesto da almeno il 75% della popolazione thai. Tutti escludono che si tratti di un attentato di matrice islamista: di solito questi attentati sono concentrati nell'estremo sud del Paese.
Secondo Paul Chambers, direttore dell’Institute of Southeast Asian Affairs di Chiang Mai, intervistato da Bloomberg, la bomba potrà solo portare a misure più repressive dei militari e a nuove proteste contro Thaksin, oltre a peggiorare ancora di più l’economia del Paese.
I dati pubblicati ieri mostrano che l’economia thai è rallentata per il secondo trimestre, per una riduzione della domanda interna e dell’export. Anche il futuro non si presenta positivo, data una grande siccità che colpisce le campagne e la svalutazione dello yuan cinese.
18/08/2015