01/10/2024, 08.45
KIRGHIZISTAN
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La banca degli scandali del Kirghizistan

di Vladimir Rozanskij

La Keremet Bank, il principale istituto finanziario del Paese, è stata venduta a banchieri del Kazakistan, con un totale ricambio del personale dirigente, di cui molti membri sono finiti agli arresti per accuse ancora da chiarire. Secondo molte fonti, in passato avrebbe ripulito molti soldi illegali della famiglia di Kurmanbek Bakiev, presidente del Kirghizistan dal 2005 al 2010. E resta oscuro chi si nasconda realmente dietro ai nuovi acquirenti. 

Biškek  (AsiaNews) - Si è conclusa con un’inattesa privatizzazione la complicata vicenda della Keremet Bank del Kirghizistan, erede della Rosinbank che dal 2018 era stata inglobata nella Banca nazionale della repubblica kirghisa. Si tratta del principale istituto finanziario del Paese, con una rete regionale molto sviluppata e una serie di infrastrutture di vario genere per i servizi a diversi settori del mercato. La banca si propone da sempre come la più “internazionale” del Kirghizistan, con una politica tariffaria molto duttile e sistemi avanzati di relazioni con la clientela.

Ora la Keremet è stata venduta a banchieri del Kazakistan, con un totale ricambio del personale dirigente, di cui molti membri sono finiti agli arresti per accuse ancora da chiarire. È stato insediato un nuovo consiglio di amministrazione, che ha nominato come direttrice una nota manager kazaca, Tatiana Kuržej, insieme alla presidente Natalia Družinina. Il ministero delle finanze di Biškek, a cui la banca era stata affidata lo scorso marzo, non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale.

Il 2 agosto, secondo i dati del ministero della giustizia, la banca aveva poi effettuato la procedura di una nuova registrazione, sulla quale pure non ci sono informazioni dettagliate. Erano soltanto apparsi alcuni accenni sui media sulla vendita della banca a degli stranieri; l’agenzia AkiPress riferiva che il 75% del capitale autorizzato era stato venduto a una compagnia lussemburghese. Un deputato del Žogorku Keneš, Dastan Bekešev, aveva scritto invece sulle sue pagine social che la banca era stata rivenduta ai russi.

Secondo le notizie pubblicate negli ultimi giorni, la banca è stata venduta ai kazachi per 850 milioni di som (circa 10 milioni di euro), una somma inferiore a quella che era stata pagata dal governo del Kirghizistan per rilevarla nei mesi precedenti. Anche su questa informazione non c’è conferma da parte del ministero delle finanze. Tatiana Kuržej viene dalla “Banca Eurasiatica” del Kazakistan, dove era vice-direttrice, e Natalia Družinina era a sua volta vice-presidente dello stesso istituto, il cui azionista principale è la “Compagnia Finanziaria Eurasiatica” con sede ad Almaty, che secondo il sito ufficiale appartiene ad alcuni miliardari kazachi: Aleksandr Maškevič, Patokh Šodiev e Mukadaskhan Ibragimova, vedova del defunto Aližan Ibragimov. Un altro nuovo membro del consiglio di direzione della banca, Klara Ermakbaeva, rivestiva precedentemente il ruolo di direttrice della Bank Tsentr Kredit del Kazakistan.

L’esperto kirghiso di investimenti finanziari, Šumkarbek Adilbek Uulu, ha commentato questi rivolgimenti affermando che “è difficile comprendere i passaggi avvenuti soltanto dalle figure nominate ai vertici della struttura, nel mondo del business non è difficile tenere nascosti i reali beneficiari delle operazioni, passando per le vie offshore”. La storia della Keremet è legata anche a quella della Asia Universal Bank di proprietà di Maksim Bakiev, figlio di Kurmanbek Bakiev, presidente del Kirghizistan dal 2005 al 2010, anno della rivoluzione che ha intorbidito per anni la vita politica del Paese. Secondo molte fonti, la banca dei Bakiev avrebbe ripulito molti soldi illegali della famiglia, per poi trasformarsi in Zalkar Bank, Rosinbank e infine Keremet, ricevendo in dotazione dal bilancio statale 8 miliardi di som (circa 85 milioni di euro).

In seguito le indagini hanno dichiarato dispersi anche questi fondi, arrestando diversi dirigenti, e la banca era stata costretta a dichiarare bancarotta. La procedura non è stata però condotta alla conclusione dalla Procura generale, e dopo una serie di riunioni “segrete” è stata infine ceduta ai kazachi, dietro i quali non si comprende chi effettivamente si nasconda, e dove siano finiti i tanti soldi dei kirghisi.

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