La Turchia ferita guarda con ansia al giudizio costituzionale sull’AKP
Comincia oggi l’esame della richiesta di scioglimento del partito di governo, accusato di voler introdurre la legge islamica. Preoccupa anche la coincidenza con la scadenza delle nomine al vertice dell’esercito.
Ankara (AsiaNews) – Tensione politica altissima nella Turchia ferita dagli attentati: oggi la Corte costituzionale apre la discussione sulla richiesta di scioglimento del partito di maggioranza, l’AKP, e di allontanamento dalla vita politica per cinque anni di 71 suoi esponenti, tra i quali il presidente della Repubblica Abdullah Gul ed il primo ministro Recep Taiyyp Erdogan.
La richiesta è stata avanzata dal procuratore generale turco, Abdurrahman Yalcinkaya, che l’ha motivata affermando che “L’AKP vuole stabilire l’ordine della Sharia e c’è in proposito una evidente e imminente minaccia”. L’accusa – che è quella di attaccare l’inviolabile laicità dello Stato - è stata smentita dal partito e dai suoi massimi esponenti.
La decisione della Corte - che a giugno ha bollato di incostituzionalità la legge che aboliva il divieto di indossare nelle università il velo islamico - dovrebbe arrivare ad agosto. Sull’esito del giudizio, nessuno si sbilancia. Ci si limita a ricordare che per sciogliere un partito ci vuole il voto favorevole di sette dei suoi 11 giudici e che il relatore del caso, Osman Can, nel suo parere, non vincolante, ha chiesto di respingere le accuse contro l’AKP.
Attentati e riunione della Corte cadono in un momento particolare: da più parti si sottolinea che l’accusa contro l’AKP è l’ultimo, in ordine di tempo, attacco dello “Stato profondo” – espressione in primo luogo di burocrazia ed esercito, che si dicono eredi e tutori della laicità kemalista – contro il partito islamico moderato al potere. L’AKP, da parte sua ha risposto con l’inchiesta Ergenekon (la Gladio turca), concretizzatasi nei due arresti eccellenti di Sener Erugur, ex capo della gendarmeria, e di Hursit Tolon, ex capo della prima armata – accusati di pensare già nel 2004 ad un colpo di Stato.
L’inizio di agosto, quando dovrebbe arrivare la decisione della Corte è, però, anche il momento ne quale si decidono le nomine di vertice dei militari, soprattutto quella del capo di Stato maggiore. Anche se è data per scontata la nomina del capo dell’esercito, Basbug, al posto dell’attuale comandante in capo, Buyukanit, la scelta spetta al primo ministro. E se Erdogan fosse impedito ed il suo partito sciolto?
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