La Knesset approva legge sul controllo delle ong. Prese di mira quelle che criticano l'occupazione nei Territori palestinesi
Il testo è passato in prima lettura, con 50 voti favorevoli e 43 contrari. Ora dovrà superare un secondo e terzo passaggio, prima dell’approvazione finale. Secondo i critici essa colpisce i movimenti di sinistra che lottano contro l’occupazione nei Territori e le violenze sui palestinesi. Per il governo essa serve a fare chiarezza e lottare contro interferenze straniere.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Il parlamento israeliano ha votato la notte scorsa in prima lettura un controverso progetto di legge, in base al quale le ong internazionali attive sul territorio dovranno rendere pubblici i finanziamenti ricevuti da governi stranieri. Secondo i critici la norma favorirebbe una sorta di caccia alla streghe contro i gruppi e le organizzazioni progressista e “di sinistra”, che lottano per i diritti dei palestinesi.
La Knesset ha approvato il testo - che ha già sollevato pesanti critiche in seno alla comunità internazionale - a tarda notte, con 50 voti favorevoli e 43 contrari su un totale di 120 parlamentari.
Ora il disegno dovrà passare una seconda e terza lettura, prima dell’approvazione finale e dell’entrata in vigore per legge.
A promuovere con forza la bozza è stato lo stesso governo del premier Benjamin Netanyahu, che avrebbe messo da tempo nel mirino le ong che lottano contro l’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele e per i diritti umani.
Il ministro della Giustizia Ayelet Shaked, esponente del partito religioso di ispirazione sionista La casa ebraica, sottolinea che la norma non intende colpire alcuna ong e organizzazione in particolare. Essa favorirà invece la trasparenza e servirà nella lotta contro le “interferenze straniere” e i tentativi di “delegittimare” lo Stato di Israele.
In realtà, sono proprio le ong di sinistra a essere prese di mira perché le altre ong - il riferimento è ai movimenti di destra che sostengono l’occupazione - beneficiano soprattutto di donazioni private, la maggior parte delle quali provenienti da ricchi uomini d’affari statunitensi di origine ebraica.
Fra i movimenti che potrebbero cadere vittime della legge vi sono il movimento pacifista “Peace Now” (che riceve fondi Ue), “B'Tselem" attiva nella difesa dei diritti umani nei Territori, e ancora “Breaking The Silence”, che raccoglie testimonianze di soldati israeliani coinvolti in abusi e violenze sui palestinesi.