La Crimea celebra la vittoria del referendum per tornare alla Russia
Simferopoli (AsiaNews/Agenzie) - Con oltre i due terzi del conteggio, i leader della Crimea hanno già festeggiato i risultati del referendum tenutosi ieri in Crimea con cui la penisola decide di entrare nella Federazione russa. Il governo ucraino, l'Unione europea e gli Stati Uniti condannano il referendum come illegale.
Il capo del Comitato elettorale, Mikhail Malyshev, ha dichiarato che il 95,7% dei votanti ha scelto la secessione. Ieri sera si sono avuti i primi festeggiamenti: canti, bandiere russe (perfino quelle dell'Urss), fuochi d'artificio nella piazza centrale di Simferopoli, sotto la statua di Lenin, si sono susseguiti insieme ai discorsi di Sergei Aksyonov, autoproclamatosi capo della Crimea, che ha ribadito diverse volte che finalmente la Crimea "torna a casa". Alla festa hanno partecipato anche i soldati russi di stanza nelle basi navali della penisola.
Aksyonov ha detto che oggi stesso il parlamento regionale - dichiarato illegale da Kiev - chiederà l'annessione alla Russia. Quest'oggi il parlamento della Crimea ha già votato la proclamazione a Stato indipendente.
Fra i 2 milioni di abitanti in Crimea, almeno il 58% è di origine russa. Per molti di loro il risultato del referendum è davvero un "ritorno a casa". La penisola è divenuta parte dell'Ucraina solo nel 1954 ad opera di Nikita Krushev. E i russi hanno mantenuto la flotta navale in Crimea fin dai tempi di Caterina la Grande (18mo secolo).
Ma la Crimea è abitata anche da ucraini (24%) e da Tatari musulmani (12%), dai profondi sentimenti anti-russi per aver sofferto deportazioni durante il tempo di Stalin.
Quelli di origine russa si dicono spaventati dal nuovo governo di Kiev "sequestrato" dagli ultranazionalisti, che vuole cancellare l'uso della lingua russa (in realtà una mozione in tal senso è stata bloccata dal primo ministro Arseniy Yatsenyuk).
Tatari e ucraini (ma anche molti russi) che vivono in Crimea si sentono assediati dal ritornare sotto la Russia di Putin. Rifat Chubarov, un leader tataro, ha dichiarato che "il destino della nostra madrepatria non può essere deciso da un referendum condotto sotto l'ombra dei fucili dei soldati".
Dalla cacciata del presidente Viktor Yanukovich e la costituzione del nuovo governo di Kiev in Crimea sono apparsi migliaia di uomini armati col viso coperto. Per la Russia essi sono "truppe di autodifesa", per proteggere da possibili attacchi i russofili. Ma per il governo di Kiev e per la comunità internazionale, essi sono soldati russi che hanno invaso la Crimea.
Stati Uniti e Unione europea stanno studiando come rispondere al referendum e all'imminente annessione della Crimea da parte della Russia. Per ora si prospetta un blocco dei visti e un congelamento dei fondi all'estero di personalità filo-russe in Ucraina e di leader russi. A molti osservatori la risposta dell'occidente appare timida, forse a causa della dipendenza energetica dell'Europa verso il petrolio e il gas russo. Nel 2012 Mosca ha esportato nell'Ue e negli Usa petrolio e altri carburanti per almeno 160 miliardi di dollari.
In ogni caso, mentre i giornali russi esaltano la Russia come l'unica potenza al mondo capace di trasformare gli Usa in "polvere radioattiva", gli ucraini dicono che con l'invasione della Crimea è iniziata la "Terza guerra mondiale".
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