La Costituzione imperfetta della Russia
I comunisti di Zjuganov hanno presentato un'altra volta alla Duma un progetto di legge per chiedere un'Assemblea Costituente per approvare una serie di modifiche alla legge fondamentale. Ma il Cremlino si fa forte delle votazioni plebiscitarie alle modifiche del 2020 e alle presidenziali del 2024, senza bisogno di ulteriori complicazioni burocratiche
Mosca (AsiaNews) - I deputati comunisti del Kprf alla Duma di Mosca hanno firmato un progetto di legge “Sull’Assemblea Costituente”, che costituisce l’undicesimo tentativo, secondo i calcoli degli osservatori, di applicare l’art. 135 della costituzione russa, un adempimento necessario per approvare le modifiche più importanti alla legge fondamentale e che non è mai stato applicato nel trentennio post-sovietico. Questo alimenta una polemica in realtà ben poco incisiva da parte di alcuni oppositori, che sostengono l’illegittimità della rielezione di Vladimir Putin, che ha sfruttato l’azzeramento dei mandati precedenti in base alle modifiche del 2020, senza neppure l’ombra di un’assemblea.
La norma a dire il vero non fu approvata né realizzata già nel 1993, con la prima variante eltsiniana, senza dare alcuna spiegazione se non la convinzione diffusa che l’assemblea “porta sfortuna”, rimembrando con una suggestione superstiziosa l’assemblea costituente di Lenin dopo la rivoluzione, che fu subito sciolta in quanto i bolscevichi si trovavano in minoranza. E in generale domina la sensazione che se si modifica anche solo una virgola, poi c'è il rischio di non riuscire a fermarsi, e di stravolgere l’intero testo in un senso o nell’altro.
I comunisti guidati dall’anziano leader Gennadij Zjuganov hanno deciso di prendere l’iniziativa per l’ennesima volta, la quarta negli ultimi dieci anni, memori delle solenni revisioni costituzionali che ogni segretario di partito metteva in pratica ascendendo al potere, così che nell’Urss si sono succedute le costituzioni leniniana, staliniana, chrusceviana e brezneviana. Ora che vige quella eltsiniana interpretata e rivista in salsa putiniana, il Kprf vuole dare un segnale di “ritorno alla legalità” contro il nuovo totalitarismo.
I comunisti avevano avanzato la stessa richiesta l’ultima volta nel fatidico 2020, ma il governo di Dmitrij Medvedev la respinse in quanto “non necessaria”, opponendo futili tecnicismi come giustificazione. Anche ora sembra ci si voglia appellare a imprecisioni e dettagli incompleti, come se non fosse possibile sistemare tutto nelle discussioni parlamentari. All’ordine del giorno della Duma giacciono da anni altre proposte alternative, che prevedono l’elezione popolare dei membri della costituente, oppure la formazione in base alle quote dei vari rami delle amministrazioni centrali e regionali.
Dietro al progetto dell’assemblea si alimenta anche una suggestione che riporta alla Russia tardo-medievale, oggi tornata molto di moda nel recupero dei “valori tradizionali”, ricordando lo Zemskij Sobor istituito nel Cinquecento, il “Concilio delle terre russe” che radunava nobili, ecclesiastici, mercanti e contadini, e che a inizio Seicento diede origine alla dinastia degli zar Romanov. Il Cremlino si fa forte in questo senso delle votazioni plebiscitarie alle modifiche del 2020 e alle presidenziali del 2024, per affermare la sobornost popolare che incarna lo spirito della Russia antica, senza bisogno di ulteriori complicazioni burocratiche.
Tanto più che la tendenza attuale del putinismo di guerra porta all’idea di abolire qualunque legame con il diritto internazionale e affermare la superiorità delle leggi russe su ogni altra “influenza straniera”, come insistono le leggi in proposito che la Russia estende anche ai Paesi vicini, come la Georgia e il Kirghizistan. Questo riporta a testi ancora più antichi come il Domostroj, la “Regola della casa” preparata nella prima metà del Cinquecento dal protopop Silvestr, il consigliere di Ivan il Terribile, che imponeva la censura dello zar su ogni eccesso di contrapposizione nella cerchia dei boiari.
L’assemblea costituente, secondo la formulazione originaria, dovrebbe essere convocata anche per approvare decisioni straordinarie, come lo stato di emergenza federale o la proclamazione dello stato di guerra nel Paese. In questo senso, la realtà ha già superato di molto le flebili pretese dei comunisti russi, e anche tutte le leggi scritte e approvate, che inseguono soltanto un regime che non si pone certo il problema della sua legittimità. Come risponde il capo del gruppo degli esperti parlamentari, Konstanti Kalacev, “se c'è Putin c’è la Russia, senza Putin non c'è più la Russia”.
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