11/06/2020, 12.56
ISRAELE - PALESTINA
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La Corte suprema boccia la legge sulle colonie. Rabbì Milgrom: ‘ristabilita giustizia’

I giudici hanno annullato perché incostituzionale la legge del 2017 che legalizzata insediamenti in Cisgiordania su terra privata palestinese. Jeremy Milgrom: decisione di “buon senso”, la destra “non può fare ciò che vuole”. Disappunto su Gantz, che doveva essere “un’alternativa” ma “non fa nulla” per cambiare la politica di governo.

Gerusalemme (AsiaNews) - La Corte suprema ha “ristabilito la giustizia” con un provvedimento che risulta “frustrante” agli occhi di una destra la quale ha capito di non poter fare “quello che vuole”, ma deve ragionare in un’ottica di “buon senso e bene comune”. È quanto sottolinea ad AsiaNews Jeremy Milgrom, rabbino israeliano e membro dell’ong Rabbis for Human Rights, commentando la decisione dei giudici di rigettare la legge che intendeva legalizzate parte degli insediamenti ebraici nei territori occupati. “La proprietà privata - aggiunge l’attivista - non può essere tolta come si vuole, si tratta di una misura di buon senso”. 

In un clima di “crescente tensione” e di attacchi “verso i giudici”, come conferma Jeremy Milgrom, nei giorni scorsi la Corte suprema ha annullato, definendola “incostituzionale”, la legge de 2017 che legalizzava gli insediamenti ebraici in Cisgiordania costruiti su terra privata palestinese. Una decisione, secondo i giudici, basata sul fatto che la norma “viola i diritti di proprietà e di eguaglianza dei palestinesi” privilegiando gli “interessi” dei coloni israeliani. Ad oggi sarebbero almeno 4mila le case costruite dai coloni che avrebbero beneficiato della sanatoria. 

Con otto voti a favore e uno contrario, i giudici hanno stabilito che la norma pro regolarizzazione non garantisce “sufficiente rilievo” allo status giuridico dei palestinesi, in quanto “residenti protetti in un’area sotto occupazione militare”. La controversa disposizione era stata congelata negli effetti, in seguito ai numerosi esposti presentati da Ong palestinesi e israeliane. Essa intendeva legalizzare case non riconosciute della Stato, edificate su terra privata palestinese “in buona fede” e non oggetto di demolizione, che avevano in seguito ottenuto il via libera del governo o i cui proprietari avevano ricevuto il 125% di compensazione per i terreni.

Il nuovo esecutivo israeliano, frutto dell’accordo fra il premier Benjamin Netanyahu e il leader dell’opposizione Benny Gantz, ha infatti fra i suoi obiettivi l’annessione dei territori e la regolarizzazione delle colonie. Un progetto che preoccupa i i vertici cristiani di Terra Santa, che parlano di politica “grave e catastrofica”, che gode del sostegno degli Stati Uniti nel contesto del controverso “Accordo del secolo”, il piano di pace elaborato dall’amministrazione Trump. 

La decisione della Corte ha scatenato le reazioni della destra legata al partito di maggioranza Likud, mentre è stata accolta con favore dalla sinistra. Il ministro israeliano per gli Insediamenti Tzipi Hotoveli accusa la Corte suprema di aver “dichiarato guerra ai diritti degli ebrei di stanziarsi nella terra di Israele”. La risposta migliore ai giudici, aggiunge nella nota, “è l’annessione è la continua costruzione”. Il movimento centrista Blu Bianco intende “rispettare” la “decisione”.

Jeremy Milgrom, fra i fautori del dialogo interreligioso, sottolinea che “la questione ruota attorno al diritto degli ebrei di tornare nella loro terra”, ma ciò non può avvenire “a discapito” dei diritti dei palestinesi. Serve promuovere politiche che “siano a beneficio di tutti” e le parole del ministro Hotoveli sono inaccettabili perché “non sono fondate sui valori della pace e della coesistenza”. La speranza è che questa sentenza, unita all’intervento della comunità internazionale possa costituire un argine alle politiche della destra israeliana, che trova un sostegno fondamentale oltreoceano in Donald Trump. “La speranza - prosegue il rabbino - è che non venga rieletto” e che il prossimo presidente possa riaprire un vero canale di dialogo. 

Infine, il leader di Rabbis for Human Rights non nasconde il malumore per i passi compiuti sinora dall’ex leader dell’opposizione, oggi nell’esecutivo di unità nazionale. “Gantz - afferma - doveva rappresentare un’alternativa”, mentre in realtà le decisioni arrivano sempre dal versante di destra dell’alleanza di governo. “Molta gente è contrariata e si chiede se egli non sia intelligente o non abbia mai voluto rappresentare, in fondo, una vera alternativa al Primo Ministro… Gantz è titolare della Difesa, guida l’esercito, ma non ha fatto nulla sinora per cambiare la politica e questo è fonte di grande preoccupazione, perché nel frattempo cresce la pressione sulle spalle dei palestinesi”. 

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