La Corte Suprema contro il governo Modi: ha gestito male la pandemia
I giudici federali bocciano il bavaglio alle critiche sui social media sulle morti per la mancanza di ossigeno e criticano l'aumento dei prezzi dei vaccini che danneggerà i poveri. I giudici del Tamil Nadu accusano l'esecutivo: "Che cosa è stato fatto in 14 mesi per evitare questo disastro?".
New Delhi (AsiaNews) – Nell'India in ginocchio per la pandemia si moltiplicano gli interventi dei giudici che evidenziano le responsabilità del governo Modi per la situazione disastrosa in cui si trova il Paese. Oggi da Delhi la Corte Suprema federale è intervenuta sulla gestione politica dell'emergenza. Intanto le cifre ufficiali su contagi e vittime continuano a salire: 386.452 i nuovi positivi al Covid-19 e 3.498 i morti nelle ultime 24 ore, nonostante che da 40 diversi Paesi cominciano ad arrivare gli aiuti.
In questo clima, i giudici della Corte Suprema hanno stabilito che il governo centrale e quelli dei singoli Stati indiani non possono intervenire per mettere a tacere chi esprime critiche sui social media per situazioni legate alla pandemia. “Vogliamo che sia chiaro - ha detto il giudice D.Y. Chandrachud – che se i cittadini danno espressione al loro dolore su internet questo fatto non può essere etichettato come un'informazione sbagliata. Non tollereremo nessun bavaglio all'informazione. Se dovessero esserci interventi li considereremo materia per la Corte”. Nei giorni scorsi il capo del governo dell'Uttar Pradesh aveva accusato gli ospedali di diffondere notizie false attraverso i post sui social network in cui denunciavano le carenze nei rifornimenti dell'ossigeno. E lo stesso governo indiano era intervenuto su Twitter per far oscurare 52 tweet che criticavano la gestione Modi dell'emergenza.
Sempre oggi la Corte Suprema si è pronunciata anche contro la politica scelta dal governo indiano sui prezzi dei vaccini anti-Covid. Da domani, infatti, entra in vigore un nuovo sistema che demanda ai singoli Stati l'acquisto delle dosi dai produttori indiani per la fascia di popolazione tra i 18 e i 45 anni, ma lascia le aziende libere di applicare un prezzo diverso rispetto a quello calmierato di 150 rupie a dose (meno di 2 dollari) praticato finora dal governo centrale. Il Serum Institute, il maggior produttore indiano del vaccino AstraZeneca, ha già detto che venderà le dosi a 300 rupie per i governi locali e a 600 per gli ospedali privati.
“Come possono i produttori stabilire autonomamente un prezzo equo?”, ha osservato ancora il giudice Chandrachud rimproverando il governo centrale per non aver scelto di acquistare direttamente tutte le dosi. “Come potranno i poveri e gli emarginati - si è chiesta ancora la Corte - trovare il denaro per essere vaccinati? Non possiamo avere questo modello da settore privato. Per le vaccinazioni dobbiamo adottare la strada nazionale che abbiamo sempre seguito dall'indipendenza”.
I due interventi odierni della Corte Suprema federale vanno ad aggiungersi ad altre critiche che già nei giorni scorsi diverse Corti dei singoli Stati indiani avevano rivolto al governo Modi. Particolarmente dura è stata quella della Corte del Tamil Nadu che martedì ha apertamente messo in discussione tutto quanto fatto dal governo centrale nei passati 14 mesi per affrontare la pandemia. All'Avvocato generale aggiunto del governo indiano R Shankaranarayanan, che in un'udienza a Chennai sulla questione della carenza di medicinali anti-Covid sosteneva che l'attuale ondata di Covid-19 fosse giunta "inaspettata", il presidente Sanjib Banerjee ha risposto: “Perché stiamo agendo solo ora in aprile quando avremmo avuto un anno di tempo per prepararci? Nonostante il lungo lockdown imposto vediamo tutti lo stato di disperazione in cui ci troviamo”.
“Non ho incontrato nessun medico rispettabile – ha aggiunto il giudice - che abbia mai suggerito di abbassare la guardia. Chi sono gli esperti che il governo centrale sta consultando? L'unica cosa che ci viene detta è che a giugno andrà meglio. Ma così si sta avanzando a caso”.
29/04/2021 12:15