La Cina si apre all'arrivo delle Ong internazionali
Pechino (AsiaNews) Il governo di Pechino sta approntando un nuovo regolamento per facilitare la registrazione e il lavoro delle organizzazioni non governative. Tale regolamento varrà sia per le Ong nazionali che per quelle internazionali. Fonti di AsiaNews in Cina affermano che "ormai le Ong sono molte e il governo deve tenerne conto. Esse portano nel paese milioni di euro e nuove e moderne tecnologie per lo sviluppo educativo, sanitario, per i disabili, tutti campi umanitari a cui lo stato non riesce a fare fronte".
Qiao Shenqian, vice-ministro del Centro per la registrazione delle Ong ha dichiarato che "è imperativo" cambiare alcuni elementi nella registrazione delle Ong, primo fra tutti la ricerca di uno sponsor nel governo. "Spero non ci vorrà molto tempo per cambiare" ha detto Qiao durante un seminario tenutosi alcuni giorni fa nella capitale, il cui tema era proprio "La cooperazione internazionale e la partecipazione pubblica".
Finora le Ong potevano operare in Cina solo se trovavano un dipartimento del governo che garantisse per loro davanti allo stato. Proprio per questo finora le organizzazione non governative venivano chiamate con il nome contraddittorio di "ong- organizzate dal governo". Tutto questo portava al freno negli impegni delle Ong e a un controllo serrato delle loro attività. Sebbene Qiao abbia definito "urgente" la cancellazione della sponsorizzazione, egli però non ha ancora stabilito la data in cui saranno emanate le nuove regole.
La condizione della sponsorizzazione ha fermato l'entrata di molte Ong straniere. Finora nessuna Ong internazionale ha mai potuto registrarsi in Cina. Lo Sze-ping , direttore della campagna di Greenpeace ha dichiarato che il gruppo ha aspettato due anni per trovare uno sponsor governativo. Perfino le autorità per la protezione dell'ambiente non hanno voluto sponsorizzarli, dato il loro notissimo e critico profilo internazionale. Molte di loro si accontentavano di lavorare fianco a fianco con Ong locali, ma senza alcuna copertura legale. Chan Puisi, il manager dell'Esercito della salvezza in Cina, dice che "vi sono molti problemi difficoltà a lavorare senza una identità legale: diviene difficile trovare una sede, aprire un conto in banca per le donazioni, ecc..". Altre Ong desiderose di lavorare in Cina, sono entrate registrandosi come una ditta. Ma in questo modo le tasse da pagare sono molto alte.
Wang Ming, presidente dell'istituto di Studi sulle Ong dell'università Qinghua a Pechino, afferma che i regolamenti delle Ong hanno bisogno anche di miglioramenti a livello di tassazione.
La Cina raggruppa le Ong in due categorie: i gruppi sociali e le fondazioni, a seconda del modo in cui avviene il finanziamento e a seconda del capitale di base richiesto per iniziare le attività. Secondo fonti di AsiaNews, per una registrazione a livello nazionale, finora il governo richiedeva un fondo che andava da 2 a 8 milioni di yuan (250 mila 1 milione di euro circa). A livello locale, invece, la somma richiesta è di 100 mila yuan (12.000 euro circa). Tali condizioni rischiano di essere proibitive per molti gruppi e mirano di fatto a inibire la nascita di Ong troppo potenti e diffuse sul territorio. Le statistiche ufficiali dicono comunque che in Cina attualmente operano 262 mila Ong locali.
Secondo alcuni osservatori, il cambiamento di politica verso le Ong è dovuto ai problemi che lo stato incontra nell'affrontare emergenze e problemi sociali. Nella Cina di oggi molte ditte statali - che una volta assicuravano casa, medicine, scuole, pensione per anziani sono ormai allo sfascio; in più le campagne e le zone montagnose sono distanti dal progresso economico delle città. L'apertura alle Ong, anche a quelle internazionali, permette una risposta ai bisogni emergenti: dispensari in zone impervie, scuole per i poveri in città; educazione contro l'Aids; controllo dell'inquinamento. I nuovi regolamenti cercano di aprirsi a questi gruppi della società civile, pur cercando una via di controllo, anche se meno serrato di un tempo.