La Cina raddoppia l’esportazione delle terre rare, fra i mugugni di Europa e Usa
L’Organizzazione Mondiale per il Commercio aveva domandato a Pechino di togliere ogni limite all'esportazione. Le terre rare sono essenziali per l'alta tecnologia, i sistemi radar, le turbine eoliche. L'Ue insiste per una liberalizzazione. Se non ci sarà un accordo, si profila una guerra commerciale.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Per la seconda metà del 2011, la Cina ha raddoppiato il quantitativo di terre rare offerte in vendita, dopo che il 5 luglio l’Organizzazione Mondiale per il Commercio Omc) ha ritenuto illegittima l'auto- limitazione imposta da Pechino alla loro esportazione. L'offerta cinese è passata da 7.976 tonnellate del secondo semestre 2010 a 15.738 tonnellate per il semestre 2011 in corso. Ma l’Unione europea rifiuta qualsiasi limite e insiste che sia tolto.
Chen Deming, ministro cinese al Commercio, insiste che la Cina ha necessità di ridurre la produzione di terre rare per preservare le risorse per il futuro e non inquinare l’ambiente. Le terre rare sono un gruppo di 17 minerali e metalli essenziali in settori come l’alta tecnologia, le turbine eoliche e i sistemi radar . Fino a due anni fa, Pechino copriva oltre il 95% del fabbisogno mondiale. Poi ha ridotto in modo drastico l’esportazione e ha proseguito a ridurla in modo progressivo fino ad oggi.
Ue, Stati Uniti e Messico hanno sottoposto il problema all’Omc, che ha qualificato come ingiustificata qualsiasi limitazione all’esportazione di materie prime, anche se fondata su problemi di tutela dall’inquinamento.
Il raddoppio dell'offerta non è in linea totale decisione dell’Omc. Per questo Karel de Gucht, commissario Ue al Commercio, spiega che ci sono trattative con Pechino per raggiungere un accordo. Egli si aspetta un significativo “cambiamento della sua politica” che rispetti le esigenze “dell’esportazione e del consumo interno”. Strasburgo potrebbe altrimenti di nuovo rivolgersi all’Omc.
John Clancy, portavoce Ue per il Commercio, esprime “un elevato disappunto” per l’iniziativa di Pechino, che non rivela “un notevole cambiamento” della politica cinese per le terre rare. Ma auspica a sua volta una soluzione concordata.
Anche Chen manifesta fiducia di trovare un accordo con l’Ue, ma precisa che la Cina è pronta a impugnare la decisione dell’Omc.
Chen Deming, ministro cinese al Commercio, insiste che la Cina ha necessità di ridurre la produzione di terre rare per preservare le risorse per il futuro e non inquinare l’ambiente. Le terre rare sono un gruppo di 17 minerali e metalli essenziali in settori come l’alta tecnologia, le turbine eoliche e i sistemi radar . Fino a due anni fa, Pechino copriva oltre il 95% del fabbisogno mondiale. Poi ha ridotto in modo drastico l’esportazione e ha proseguito a ridurla in modo progressivo fino ad oggi.
Ue, Stati Uniti e Messico hanno sottoposto il problema all’Omc, che ha qualificato come ingiustificata qualsiasi limitazione all’esportazione di materie prime, anche se fondata su problemi di tutela dall’inquinamento.
Il raddoppio dell'offerta non è in linea totale decisione dell’Omc. Per questo Karel de Gucht, commissario Ue al Commercio, spiega che ci sono trattative con Pechino per raggiungere un accordo. Egli si aspetta un significativo “cambiamento della sua politica” che rispetti le esigenze “dell’esportazione e del consumo interno”. Strasburgo potrebbe altrimenti di nuovo rivolgersi all’Omc.
John Clancy, portavoce Ue per il Commercio, esprime “un elevato disappunto” per l’iniziativa di Pechino, che non rivela “un notevole cambiamento” della politica cinese per le terre rare. Ma auspica a sua volta una soluzione concordata.
Anche Chen manifesta fiducia di trovare un accordo con l’Ue, ma precisa che la Cina è pronta a impugnare la decisione dell’Omc.
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