La Cina ospita un incontro tra Naypyidaw e ribelli
Gli eserciti etnici del Nord sono in guerra contro le forze governative: portare avanti i negoziati di pace e ridurre gli scontri armati”. Per tutelare i suoi investimenti, la Cina vuole un confine stabile. Il successo della Belt and Road Initiative (Bri) si basa sull’accesso all'Oceano Indiano, attraverso il Myanmar.
Naypyidaw (AsiaNews) – Per la prima volta, la Cina ospita un incontro tra la Commissione governativa per la Pace dell’Unione (Pc) ed i rappresentanti di tre gruppi armati facenti parte dell’Alleanza del Nord. La coalizione raggruppa quattro milizie etniche, in guerra con il Tatmadaw (l’esercito birmano) nelle regioni lungo il confine settentrionale del Paese. A differenza di altre formazioni, queste non hanno ancora sottoscritto l’Accordo nazionale per il cessate il fuoco (Nca), proposto dal governo nel 2015.
Il breve vertice si è svolto ieri a Kunming, nella provincia meridionale dello Yunnan. Sun Guoxiang, del ministero cinese degli Esteri cinese, ha facilitato l'incontro in quanto mediatore. Della delegazione governativa facevano parte U Thein Zaw e U Khin Zaw Oo, vicepresidente e segretario della Pc. I funzionari, entrambi ex generali del Tatmadaw, hanno condotto il dialogo con gli esponenti del Ta’ang National Liberation Army (Tnla, foto), dell’Arakan Army (Aa) e del Myanmar National Democratic Alliance Army (Mndda).
In qualità di osservatori, hanno seguito l’incontro anche gli inviati della Kachin Independence Organisation (Kio), il braccio politico del quarto esercito etnico in seno all’Alleanza, quello Kachin (Kia). Insieme ad essi, vi erano i delegati dell’United Wa State Army (Uwsa), con cui i gruppi condividono dall’aprile 2017 l’appartenenza al Comitato consultivo federale politico e di negoziato (Fnpcc).
Il Myanmar ha una rilevante importanza strategica per Pechino. Il successo della Belt and Road Initiative (Bri) si basa sull’accesso cinese all'Oceano Indiano attraverso il Paese. Pechino, che lo scorso luglio ha sostenuto la terza sessione della Conferenza di pace di Panglong del XXI secolo, dichiara di opporsi con fermezza a qualsiasi tentativo di destabilizzare il confine o ostacolare il processo di pace.
Gli analisti evidenziano tuttavia i comportamenti ambigui di Pechino nei conflitti etnici che infiammano il nord del Myanmar. Il governo cinese si mostra vicino al Fnpcc, in particolare all’Uwsa, e in molti sostengono che Pechino sia una fonte diretta o indiretta di armi per molti degli eserciti ribelli locali. I ricchi investimenti in gas e petrolio, energia idroelettrica, giada ed altri minerali sarebbero però il motivo per cui la Cina si oppone alle inchieste internazionali sui crimini compiuti dai militari birmani.
Attivisti per i diritti umani accusano la Cina anche per il suo coinvolgimento nel blocco imposto da Naypyidaw all’assistenza dei rifugiati lungo il confine, teatro dei combattimenti tra Tatmadaw e Kia. Un rapporto di Fortify Rights denuncia accordi tra i due governi per impedire alle organizzazioni internazionali di operare sul territorio, oltre ai respingimenti di profughi messi in atto dalle forze di sicurezza cinesi.
19/03/2019 08:08