10/11/2008, 00.00
CINA - STATI UNITI
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La Cina chiede “rispetto” a Obama

Nella prima telefonata, il presidente cinese Hu Jintao magnifica l’importanza dei reciproci rapporti ma già indica le “condizioni” per il loro miglior sviluppo. Intanto si appresta a partecipare al G20 negli Usa e si dice disponibile a interventi concordati per la finanza mondiale.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Cina e Stati Uniti debbono “avere reciproco rispetto e aiutarsi nei rispettivi affari, e trattare in modo appropriato le questioni di maggior suscettibilità tra i due Paesi, specie con riguardo a Taiwan”. In un colloquio telefonico dell'8 novembre il presidente cinese Hu Jintao “indica” al neopresidente Usa Barack Obama come Pechino desidera si sviluppino i rapporti tra le due potenze, mentre si appresta a volare a Washington per l’incontro dei G20.

Secondo l’agenzia Xinhua i leader, nel loro primo colloquio dopo le elezioni Usa, hanno parlato di tutto, dalla crisi finanziaria mondiale, alla sicurezza internazionale, ai cambiamenti climatici, con reciproco riconoscimento che le relazioni tra i loro Paesi possono portare “benefici all’intero mondo”.

Hu ha anche ripetuto “la volontà di discutere con gli altri partecipanti al summit [che inizia il 15 novembre tra i capi di Stato e di governo dei 20 Paesi più industrializzati] importanti iniziative per ripristinare al più presto la fiducia nei mercati, per impedire l’estendersi della crisi globale e per diminuirne l’impatto sulle economie reali e prevenire quanto possibile una recessione economica mondiale”.

Esperti osservano che la crisi finanziari globale non ha fermato la crescita dei Paesi in via di sviluppo, specie dell’Asia, seppure l’ha molto rallentata. Questi Paesi, che rappresentano ormai almeno un terzo dell’economia mondiale, incrementano invece i reciproci rapporti commerciali, i servizi e il consumo interni. Seppure subiscono le conseguenze del minore commercio mondiale e per la minor concessione di finanziamenti.

Paesi come la Cina hanno importanti riserve di valuta estera, molto appetite dai Paesi occidentali per immettere liquidità nei loro mercati in difficoltà. Ma gli Stati emergenti si preparano a chiedere una revisione delle istituzioni finanziarie mondiali, con riconoscimento di un maggior peso.

Molti si chiedono se la Cina chieda anche maggior “rispetto” delle sue scelte di politica interna, specie per Tibet, diritti umani e Taiwan. Intanto Zhu Weiqun, viceministro dell’United Front Work Department del Partito comunista, che ha partecipato all’incontro dei giorni scorsi con la delegazione del Dalai Lama, ha ribadito che non saranno mai accettate le istanze per una “maggiore autonomia” del Tibet. Pechino è stata molto criticata per la violenta repressione in Tibet nel marzo scorso e la pressione internazionale l’ha spinta ad aprire, per la prima volta da decenni, un tavolo di colloqui con la delegazione del Dalai Lama, salutato con speranza da tutto il mondo.

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