05/08/2011, 00.00
CINA
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La Cina cercherà oro e rame sotto l’Oceano Indiano

Pechino ottiene il diritto di cercare i giacimenti di metalli preziosi in un’aera di 10mila chilometri quadrati tra Africa e India. In futuro potrà avere il diritto di sfruttarli. Il rapido progresso delle tecnologie di alta profondità rischia di innescare una competizione per lo sfruttamento dei fondali.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’Autorità Internazione del Fondo Marino (Isa), ente sotto le Nazioni Unite, ha approvato il progetto cinese di cercare i giacimenti di metalli pregiati sotto i depositi di solfuri polimetallici estesi per 10mila chilometri quadrati sotto l’Oceano Indiano, tra Africa e India.

L’accordo sarà siglato a novembre: la Cina farà una mappa del fondale, identificando soprattutto i depositi di metalli quali oro, argento, rame, zinco, piombo, che si prevede siano presenti in grandi quantità. In cambio Pechino avrà un diritto di sfruttarli per 15 anni, secondo quanto ha dichiarato ieri un portavoce del ministro cinese degli Esteri.

L’Isa ha già siglato accordi analoghi con 2 compagnie per la zona vicino alle isole Tonga e Nauru e con la Russia per il medio Atlantico.

Il problema dello sfruttamento delle risorse sottomarine, in acque internazionali, manca ancora di una precisa disciplina, anche perché solo di recente si sta sviluppando la tecnologia necessaria. All’Isa aderiscono 162 Stati e ha il compito di coordinare le attività sul e sotto il fondale sottomarino al di fuori dei limiti nazionali. Lo sfruttamento delle risorse di profondità è ritenuto essenziale da molti per il progresso futuro e occorrerà giungere a precisi accordi. Intanto l’India già protesta che Pechino viene a operare quasi di fronte alle sue coste.

La Cina è uno dei pochi Paesi in grado di compiere esplorazione a grande profondità: la settimana scorsa il suo sottomarino “tascabile” di profondità, lo Jaolong (nella foto), si è immerso fino a 5.057 metri e per il 2012 prevede di spingersi ai 7mila metri. E’ stata proprio una spedizione cinese che, nel 2005, individuò l’enorme striscia di solfuri polimetallici che ora sarà esaminata.

Il fondale da esplorare, al largo a sud del Madagascar, arriva a 3mila metri.

Gli ambientalisti sono preoccupati per i possibili danni dell’attività mineraria sottomarina, ma Han Xiqiu, ricercatrice del Secondo Istituto di Oceanografia di Hangzhou dell’Amministrazione Oceanica Statale assicura che la Cina “non inizierà alcuna attività mineraria se non saranno stati risolti i problemi ambientali”, anche se questo richiederà “anni, forse decenni”.
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