La Cina attacca: “Gli Usa non hanno disinnescato la bomba economica”
Pechino, Mosca e le Borse asiatiche bocciano la legge sull’innalzamento del debito pubblico approvata ieri in via definitiva dal Senato americano. Il governatore della Banca centrale cinese esprime “dubbi” sulla stabilità dell’economia Usa e i mercato orientali perdono più del 2 %. Per Putin “Washington è un parassita che vive al di sopra dei propri mezzi”.
Pechino (AsiaNews) - Con la legge sull’innalzamento del debito pubblico gli Stati Uniti “non hanno disinnescato la bomba economica che cova sotto le ceneri: continuando in questo modo potrebbero disperdere il benessere di centinaia di milioni di famiglie che vivono all’interno dei loro confini e oltre”. È la durissima reazione cinese alla ratifica della legge di stabilità finanziaria votata ieri dal Senato americano: Pechino avverte oggi Washington che “non è convinta” della sua stabilità e che “continuerà a diversificare gli investimenti esteri”.
La firma del presidente degli Stati Uniti Barack Obama sulla legge che permette di aumentare il debito pubblico - votata sia al Congresso che al Senato - ha scongiurato il rischio di default tecnico del Paese, ma non è riuscita né a rasserenare gli animi degli investitori né a calmare le Borse mondiali. L’accordo lascia in sospeso alcune delle questioni più spinose, delegandole a una commissione senatoriale bipartisan che dovrà apportare tagli per oltre 1.500 miliardi di dollari nei prossimi mesi.
Le reazioni cinesi sono state affidate all’agenzia di stampa del Partito, la Xinhua. A questa si è aggiunto in mattinata il governatore della Banca del Popolo Zhou Xiaochuan: “Le riserve di valuta estere di Pechino continueranno a seguire il principio degli investimenti diversificati, in modo da evitare rischi di gestione. Le ampie fluttuazioni e l’incertezza del mercato dei bond del Tesoro americano colpiscono la stabilità dei sistemi monetari e finanziari internazionali, e questo influisce in maniera negativa sulla ripresa economica”.
Pesantissimo anche l’intervento del primo ministro russo, Vladimir Putin, che ha accusato gli Stati Uniti di “vivere oltre i propri mezzi, proprio come i parassiti, sull’economia globale. La dominanza del dollaro sui mercati è una minaccia per i mercati finanziari”. In ogni caso, secondo l’uomo forte di Mosca, “l’accordo è bilanciato. Grazie a Dio hanno ancora un minimo di buonsenso”.
Oltre alla politica, anche l’economia reale ha bocciato la manovra americana. Questa mattina le Borse asiatiche si presentavano in calo di circa 2 punti percentuali, ad eccezione della Cina che è rimasta in pari rispetto alla chiusura di ieri ma soltanto grazie agli investimenti sull’oro. Gli investitori orientali, infatti, temono che gli sforzi di Washington per ridurre la spesa possano strozzare una ripresa economica caratterizzata da numeri già deboli.
Koichi Ono, senior strategist della Daiwa Securities Capital Markets a Tokyo, spiega: “Credo che le condizioni siano cambiate completamente questa settimana. Fino alla settimana scorsa si pensava che il tetto del debito Usa fosse il problema. Ora si parla delle preoccupazioni sullo stato di salute dell’economia”. Preoccupazioni sostenute dai numeri: i listini australiani (traino del Pacifico) hanno perso oltre il 2% mentre l’indice Kospi della borsa di Seoul ha perso più del 2,5%. Male anche Taiwan e Singapore.
A Hong Kong gli indici peggiori sono quelli legati ai titoli dell’export come il conglomerato Cosco Pacific e Li & Fung Ltd, gestore dell’intera catena di distribuzione per i grandi distributori americani come Wal-Mart Stores e Target Corp: per loro la perdita si aggira intorno al 4 %. In controtendenza la borsa di Shanghai, che viaggia vicina alla parità ma soltanto grazie ai titoli legati all’oro dopo che il prezzo del metallo prezioso, bene rifugio per eccellenza, ha toccato livelli record come conseguenza del calo della propensione al rischio degli investitori.
La firma del presidente degli Stati Uniti Barack Obama sulla legge che permette di aumentare il debito pubblico - votata sia al Congresso che al Senato - ha scongiurato il rischio di default tecnico del Paese, ma non è riuscita né a rasserenare gli animi degli investitori né a calmare le Borse mondiali. L’accordo lascia in sospeso alcune delle questioni più spinose, delegandole a una commissione senatoriale bipartisan che dovrà apportare tagli per oltre 1.500 miliardi di dollari nei prossimi mesi.
Le reazioni cinesi sono state affidate all’agenzia di stampa del Partito, la Xinhua. A questa si è aggiunto in mattinata il governatore della Banca del Popolo Zhou Xiaochuan: “Le riserve di valuta estere di Pechino continueranno a seguire il principio degli investimenti diversificati, in modo da evitare rischi di gestione. Le ampie fluttuazioni e l’incertezza del mercato dei bond del Tesoro americano colpiscono la stabilità dei sistemi monetari e finanziari internazionali, e questo influisce in maniera negativa sulla ripresa economica”.
Pesantissimo anche l’intervento del primo ministro russo, Vladimir Putin, che ha accusato gli Stati Uniti di “vivere oltre i propri mezzi, proprio come i parassiti, sull’economia globale. La dominanza del dollaro sui mercati è una minaccia per i mercati finanziari”. In ogni caso, secondo l’uomo forte di Mosca, “l’accordo è bilanciato. Grazie a Dio hanno ancora un minimo di buonsenso”.
Oltre alla politica, anche l’economia reale ha bocciato la manovra americana. Questa mattina le Borse asiatiche si presentavano in calo di circa 2 punti percentuali, ad eccezione della Cina che è rimasta in pari rispetto alla chiusura di ieri ma soltanto grazie agli investimenti sull’oro. Gli investitori orientali, infatti, temono che gli sforzi di Washington per ridurre la spesa possano strozzare una ripresa economica caratterizzata da numeri già deboli.
Koichi Ono, senior strategist della Daiwa Securities Capital Markets a Tokyo, spiega: “Credo che le condizioni siano cambiate completamente questa settimana. Fino alla settimana scorsa si pensava che il tetto del debito Usa fosse il problema. Ora si parla delle preoccupazioni sullo stato di salute dell’economia”. Preoccupazioni sostenute dai numeri: i listini australiani (traino del Pacifico) hanno perso oltre il 2% mentre l’indice Kospi della borsa di Seoul ha perso più del 2,5%. Male anche Taiwan e Singapore.
A Hong Kong gli indici peggiori sono quelli legati ai titoli dell’export come il conglomerato Cosco Pacific e Li & Fung Ltd, gestore dell’intera catena di distribuzione per i grandi distributori americani come Wal-Mart Stores e Target Corp: per loro la perdita si aggira intorno al 4 %. In controtendenza la borsa di Shanghai, che viaggia vicina alla parità ma soltanto grazie ai titoli legati all’oro dopo che il prezzo del metallo prezioso, bene rifugio per eccellenza, ha toccato livelli record come conseguenza del calo della propensione al rischio degli investitori.
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