La Chiesa sta conoscendo ‘una vera e propria rifioritura dell’Ordo virginum’
Un documento pubblicato oggi dal Vaticano per rispondere alle richieste di indicazioni che orientino l’azione dei vescovi diocesani per le donne che scelgono di consacrarsi restando nel proprio ordinario contesto di vita, senza l’obbligo di dover indossare il velo o di vivere in comunità.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La Chiesa sta conoscendo “una vera e propria rifioritura dell’Ordo virginum”, ossia di quella speciale forma di consacrazione che consente alle donne di restare nel proprio ordinario contesto di vita, senza l’obbligo di dover indossare il velo o di vivere in comunità. E’ per rispondere alle richieste, giunte da più parti, di indicazioni che orientino l’azione dei vescovi diocesani nella cura pastorale di tale realtà che la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha pubblicato oggi l’Istruzione Ecclesiae Sponsae Imago.
Il fenomeno delle donne che scelgono tale tipo di consacrazione, si legge nel documento, “appare di grande rilevanza, non soltanto per il numero delle donne coinvolte, ma anche per la sua diffusione in tutti i continenti, in moltissimi Paesi e Diocesi, in aree geografiche e contesti culturali tanto diversificati”. Una ricchezza che per il card. Braz de Aviz, prefetto della Congregazione nel 2020 potrà essere celebrata a Roma in un grande incontro internazionale.
Il documento ricorda che già nel Nuovo Testamento si evidenzia che “questa forma di vita evangelica è comparsa in modo spontaneo nelle diverse regioni in cui si sviluppavano le comunità ecclesiali”. Nel corso dei secoli, ci sono stati cambiamenti alla vita di tale istituto che “progressivamente scomparve nella sua forma di vita originaria, con il suo caratteristico radicamento nella comunità ecclesiale locale sotto la guida del vescovo diocesano”.
Per volontà di Paolo VI l l’Ordo virginum fu ripristinato il 31 maggio 1970. Nel 2016, durante l’Anno della vita consacrata una statistica approssimata per difetto stimava la presenza di oltre cinquemila vergini consacrate nel mondo, in continua crescita.
Il documento presentato oggi ricorda il fondamento biblico e cristologico della verginità consacrata sottolineandone l’assoluta gratuità e il profilo mariano. Attraverso la consacrazione verginale la donna è costituita “segno escatologico della Chiesa, sposa di Cristo”.
Esse, per il segretario della Congregazione, mons. José Rodríguez Carballo, “chiamate nella sequela Christi ad abbracciare il suo stile di vita casto, povero e obbediente, le consacrate si dedicano alla preghiera, alla penitenza, alle opere di misericordia e all’apostolato, ciascuna secondo i propri carismi, accogliendo il Vangelo come regola fondamentale per la loro vita”, per “farsi prossimo” nei confronti delle donne e degli uomini del proprio tempo, soprattutto verso i poveri e bisognosi.
A proposito poi della configurazione ecclesiale dell’Ordo virginum, mons. Carballo sottolinea che “l’Istruzione si concentra sulle concrete implicazioni del radicamento diocesano. È questo uno speciale vincolo di amore e di appartenenza reciproca: la consacrata si riconosce figlia di una Chiesa particolare, condivide la sua storia di santità, e con i propri doni contribuisce alla sua edificazione e partecipa alla sua missione. In questa prospettiva, oltre alla responsabilità pastorale del vescovo diocesano, si mette in luce che l’appartenenza all’Ordo virginum, pur abitualmente vissuta in condizioni di solitudine, instaura profondi rapporti di comunione. E poiché il radicamento diocesano non consiste in una chiusura particolaristica entro i confini della diocesi, le consacrate si aprono agli orizzonti della missione universale della Chiesa e sperimentano forme di comunione anche in ambito sovradiocesano, sia a livello dei raggruppamenti di Chiese particolari, con il sostegno delle rispettive Conferenze Episcopali, sia a livello della Chiesa universale, riferendosi alla Santa Sede e in particolare al nostro Dicastero”.
E’ al vescovo diocesano, spettano anche il discernimento, la formazione e l’accompagnamento delle aspiranti e delle candidate.
“L’aver riproposto questa forma di vita nella Chiesa – afferma ancora il segretario della Congregazione - sembra un anacronismo, ma è un atto di fiducia nell’azione dello Spirito, che sta conducendo molte donne ad accogliere e interpretare tale vocazione alla luce del cammino compiuto dalla Chiesa nei secoli e secondo le esigenze dell’attuale contesto storico: si tratta di una vera via di santificazione, affascinante ed esigente”.
“Precedute e sostenute dalla grazia di Dio – conclude l’Istruzione - le donne che ricevono questa consacrazione sono chiamate a vivere la docilità allo Spirito santo, a sperimentare il dinamismo trasformante della Parola di Dio che fa di tante donne diverse una comunione di sorelle, e ad annunciare con la parola e con la vita il Vangelo di salvezza per diventare immagine della Chiesa Sposa che, vivendo unicamente per Cristo Sposo, lo rende presente al mondo. A Maria, icona perfetta della Chiesa, esse rivolgono lo sguardo, come alla stella che orienta il loro cammino. Alla sua materna protezione la Chiesa le affida”.