06/12/2019, 10.52
RUSSIA
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La Chiesa russa contro la legge sulla violenza familiare

di Vladimir Rozanskij

Il patriarca di Mosca critica la proposta di legge in discussione al Senato. I dati sugli abusi fra le mura domestiche sarebbero “non corrispondenti alla realtà”, anche se per gli esperti sono reali. La famiglia, secondo il leader ortodosso, “è uno spazio sacro di persone che si amano. Questo spazio va difeso dalle ingerenze esterne”. 

 

Mosca (AsiaNews) - Il patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) è intervenuto per criticare il progetto di legge contro la violenza in famiglia, che viene discusso in questi giorni al Consiglio federale (il Senato russo). Durante una solenne liturgia nella cattedrale dell’Assunzione del Cremlino celebrata lo scorso 4 dicembre, Kirill ha ammonito ad “essere molto prudenti” con tale progetto, non perché si voglia ammettere la violenza familiare, ma perché “c’è qualcosa di pericoloso nelle tendenze che si formano di questi tempi, anche nella sfera legislativa, quando sotto forma di lotta agli abusi familiari si cerca di giustificare l’ingerenza di forze esterne nella vita della famiglia”.

Il patriarca mette in guardia dalle organizzazioni sociali, statali e perfino di volontariato che pretendono di fungere da regolatori della vita delle famiglie. Secondo il leader ortodosso, “la famiglia è uno spazio sacro di persone che si amano”, e tale amore va preservato, senza violenze e senza ingerenze. Gli interventi esterni, anche in buona fede, possono portare a conseguenze devastanti; se la violenza è un gravissimo peccato, l’ingerenza è comunque da evitare ad ogni costo.

Le parole del patriarca sono state supportate da un’apposita dichiarazione della Commissione patriarcale per la famiglia, pubblicata da Interfax, secondo la quale “il progetto di legge contiene un’intera serie di difetti giuridici, che lo rende inaccettabile”, perché creerebbe un sistema di norme alternativo a quello in vigore. I genitori e gli altri membri della famiglia potrebbero essere sottoposti a limitazioni simili a quelli dei criminali, basandosi sulla presunzione di colpevolezza senza vere garanzie processuali.

Secondo queste norme, qualunque persona potrebbe essere accusata di violenza domestica senza alcuna prova, in base solo a sospetti e denunce, per cui ogni maggiorenne potrebbe venire sottoposto a “misure profilattiche” di tipo repressivo. Questo spingerebbe le persone a usare il sistema per indurre a colpire i propri vicini e i propri nemici, portando a una situazione di sospetto e inimicizia reciproca. Come afferma la Commissione patriarcale, “vogliono convincere il nostro popolo che la famiglia russa è soltanto una tetra camera di tortura per le donne e i bambini, usando dati statistici che non corrispondono alla realtà”.

Secondo i dati a cui accenna il comunicato, il 40% delle violenze sulle donne e i bambini avvengono all’interno delle mura familiari, e ogni anno 14mila donne vengono uccise dai propri mariti. Il patriarcato contesta la veridicità di questi dati, la manipolazione dei quali condurrebbe al sostegno attivo delle organizzazioni legate a “ideologie radicalmente contrarie alla famiglia”, come le ideologie femministe e LGBT, molte delle quali riceverebbero ampi finanziamenti dall’estero. 

Queste accuse accendono i conflitti sociali tra i movimenti libertari e quelli più tradizionalisti: una deputata della Duma di Stato, Oksana Pushkina, ha raccontato di aver ricevuto minacce da parte del movimento ortodosso “Quaranta quarantine”, formato da “difensori militanti” dell’Ortodossia. Del resto, anche alcuni rappresentanti ufficiali della Chiesa ortodossa hanno rilasciato di recente dichiarazioni molto provocatorie sull’argomento. Il presidente della stessa Commissione per la famiglia, il protoierej Dmitrij Smirnov, lo scorso settembre dichiarò che - per scopi educativi - ai bambini “si può dare qualche schiaffo”, perché questo mezzo è “molto efficace”. L’anno scorso, il metropolita Ilarion (Alfeev) aveva sostenuto che le donne sottoposte a violenza non dovrebbero parlarne in pubblico in quanto “la discussione di queste problematiche in un modo o nell’altro fa propaganda al peccato”.

La presidente del Senato Valentina Matveenko ha replicato affermando che lo scopo principale della legge in discussione è “la creazione di un efficace sistema statale di prevenzione della violenza nella vita comune dei cittadini”, anche se riconosce che la società ha “diverse posizioni” sulla questione, ragion per cui i legislatori starebbero cercando il migliore compromesso per fermare la violenza domestica “senza ingerenze e forzature”. 

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