La Chiesa ortodossa russa e la missione verso i giovani
Dopo il periodo sovietico, nel Paese vi è una rinascita religiosa. Ma i giovani sono sottoposti a una nuova ondata di secolarismo. Nella Russia che oggi vorrebbe essere il più cristiano del mondo, il numero dei divorzi e degli aborti, è dieci volte superiore a quello della media dei Paesi europei più scristianizzati. Patriarca Kirill: Salvaguardare la famiglia
Mosca (AsiaNews) - Lo scorso 25 luglio, nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, si è tenuta la sessione plenaria del Consiglio Superiore Ecclesiastico del Patriarcato di Mosca. L’infelice titolo ricorda da vicino il “Soviet Supremo” del Partito, ma il tema affrontato era di massima importanza: la pastorale giovanile.
Intervenendo nel discorso di apertura, il patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) ha definito la missione della Chiesa tra i giovani “il compito più importante” che sta davanti alla comunità ortodossa in Russia, che non riguarda soltanto alcuni settori e alcuni “specialisti diocesani”. Si tratta di “influire sulle menti e sui cuori” di una generazione che appare piuttosto riluttante a proseguire il compito di edificare il regno di Cristo in terra.
Come ha osservato il patriarca, “il conflitto tra padri e figli è inevitabile”, e oggi in Russia la questione appare cruciale. Dopo 30 anni di “rinascita religiosa” nel Paese, che ha riavvicinato in vari modi la popolazione alla fede e alla Chiesa, oggi la realtà giovanile subisce una nuova ondata di secolarizzazione, dovuta non più alla propaganda dell’ateismo obbligatorio dei tempi sovietici, ma allo spirito anticristiano dei tempi che corrono.
Il capo della Chiesa russa ha ammonito che d’altronde “la gioventù è lo specchio delle generazioni più anziane. Non ci piacciono i loro modi di fare? E da dove vengono?”. Molti accusano “l’ambiente esterno dell’informazione”, ma a questo dovrebbe contrapporsi l’ambiente naturale, la famiglia, la Chiesa stessa. Come ricorda Kirill, “la famiglia è l’ambito della comunicazione più intensa della vita dell’uomo; non c’è una comunicazione più efficace di quella che lega le persone attraverso il sangue”. Allora, se i membri della famiglia condividono la stessa fede, le stesse convinzioni, gli stessi scopi, la famiglia sarà in grado di resistere a qualunque assalto delle forze esterne.
Nelle parole del patriarca si riflette il sentimento comune della popolazione adulta della Russia, che si sente assediata da un mondo esterno che non capisce e non accetta, dopo essere cresciuta in un mondo rimasto a lungo separato dai muri del ‘900.
Da qui l’appello al “rispetto per gli anziani” e per i “valori tradizionali”, senza i quali la gioventù si perde in una realtà disorientata e fuorviante. Al giorno d’oggi, ha constatato amaramente il patriarca, questo rispetto non viene più accordato in modo automatico come in passato, “perché nel mondo delle comunicazioni globali le persone più anziane sono costrette a confermare continuamente la propria autorità, e non a parole, ma con i fatti”. Non basta appellarsi alle istituzioni, ma ognuno deve fare la sua parte, a cominciare dai padri e dalle madri. La Chiesa stessa vive dentro questa civiltà, con questi nuovi strumenti di relazione, con le nuove tecnologie di comunicazione, ed è chiamata nuovamente a farsi “greca con i greci, e giovane con i giovani”.
I missionari di oggi, secondo Kirill, devono imparare a predicare sui social network, sui video-blog, e diventare esperti delle nuove pratiche formative come i giochi di ruolo e l’istruzione interattiva, sempre con amore evangelico, non solo “inseguendo i like sul sito”. È necessario far risaltare “la purezza delle nostre intenzioni, la sincerità delle nostre posizioni”, affinché i giovani vedano negli uomini di fede e nei rappresentanti della Chiesa delle persone veramente interessate alla loro vita.
La guida dei credenti ortodossi russi ammonisce dal pericolo di inseguire semplicemente i giovani sul loro terreno, usando il loro linguaggio per ottenere consenso. Non basta attirare a sé con modi accattivanti e giovanili; occorre ricordare che “l’anima dei più piccoli è sempre aperta all’amore e alla luce, che spesso non trovano nella famiglia”.
Il patriarca non ignora che, al di là di tutti gli appelli e le leggi in favore della famiglia e della morale tradizionale, la Russia è ancora molto fragile e ferita da lunghi decenni di ateismo e secolarismo forzato. Nel Paese che oggi vorrebbe essere il più cristiano del mondo, il numero dei divorzi e degli aborti, è dieci volte superiore a quello della media dei Paesi europei più scristianizzati, come anche la violenza domestica e il numero degli omicidi nelle statistiche annuali.
Pur con tutta la grande opposizione ai diritti degli omosessuali nella società russa, la comunità LGBT conta in Russia un’enorme percentuale di aderenti e praticanti, di molto superiore ai Paesi più libertari. Il compito della Chiesa ortodossa è immane, e la vera rinascita religiosa della Russia è forse soltanto agli inizi, come ha affermato il patriarca Kirill.
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