La Chiesa “prega per una soluzione giusta” al caso del giudice rimosso
di Qaiser Felix
Il presidente della Conferenza episcopale nazionale, mons. Lawrence John Saldanha, spiega ad AsiaNews che il caso di Iftikhar Muhammad Chaudhry”, presidente della Corte Suprema arrestato per ordine del presidente Musharraf il 9 marzo scorso, è sempre più avvolto da contorni politici.
Islamabad (AsiaNews) – La Chiesa pakistana “prega affinché si arrivi al più presto ad una soluzione pacifica e corretta del caso di Iftikhar Muhammad Chaudhry”, presidente della Corte Suprema arrestato per ordine del presidente Musharraf il 9 marzo scorso, “ma si accorge della presenza sempre più ingombrante della politica nella questione”. Lo dice ad AsiaNews il presidente della Conferenza episcopale nazionale, mons. Lawrence John Saldanha, che commenta le proteste popolari che accompagnano ormai da mesi la rimozione dall’incarico del giurista, considerato un oppositore del presidente in carica.
Secondo il presule, “la situazione è molto infelice, ma dovrebbe risolversi il prima possibile in maniera corretta, perché è dannosa per l’intera nazione”. I primi tre giorni di maggio sono stati caratterizzate da diverse proteste popolari ad Islamabad, dove centinaia di pakistani si sono riuniti per gridare il loro appoggio al giudice.
Secondo le accuse mosse dall’esecutivo, Iftikhar Muhammad Chaudhry si sarebbe comportato “in maniera scorretta” nel corso del suo incarico a capo della Corte Suprema. Per diversi osservatori internazionali, oltre alla mancanza di prove, nel caso in questione “va condannata anche la rimozione stessa, in quanto viola il principio di separazione dei poteri”.
Khalil Tahir, presidente dell’associazione cattolica Adal Trust e membro dell’Associazione avvocati cristiani del Pakistan, dice ad AsiaNews: “Noi sosteniamo in maniera unanime il giudice e condanniamo la mala fede del presidente Musharraf”. L’Associazione, insieme ai partiti politici d’opposizione e ad altri gruppi di avvocati, ha dimostrato davanti alla Corte Suprema della capitale in occasione di ogni udienza del processo. Proteste simili si sono svolte in tutto il Paese e, dicono gli organizzatori, continueranno per tutta la durata del procedimento.
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