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La Casa Bianca taglia anche l’informazione libera in Asia

L’ultima ondata di ordini esecutivi di Trump ha colpito anche Radio Free Asia e altri organi di informazione satellite come Voice of America. Finanziati dal governo statunitense, hanno rappresentato una fonte essenziale di informazioni da regioni a rischio come il Tibet o lo Xinjiang, contro il bavaglio della Repubblica popolare cinese. Ex ambasciatore Usa: "Un gigantesco regalo a Pechino".

Bangkok (AsiaNews) - La scure dei tagli a colpi di ordini esecutivi impressa dal presidente statunitense Donald Trump rischia di affossare, forse in maniera definitiva, anche le voci del giornalismo libero in Asia e i pochi organi di informazione “non allineati” ai dettami governativi. Fra questi vi sono siti internet e portali che, per anni, sono riusciti a veicolare informazioni e denunce sulle violazioni ai diritti umani in nazioni come la Cina, in cui vi è uno stretto controllo dei media e una repressione sistematica dei giornalisti e dei quotidiani indipendenti. Fra quanti rischiano la chiusura vi sono oggi anche Radio Free Asia (Rfa), una delle poche realtà autonome e autorevoli nel continente, assieme a Voice of America (Voa) e Radio Free Europe/Radio Liberty (Rfe/Rl), che ricevono finanziamenti dal governo americano.

Le sovvenzioni federali che finanziano Rfa e le reti partner sono state revocate il 15 marzo scorso, secondo un avviso di cessazione delle sovvenzioni ricevuto dalla stessa agenzia di informazione in base ad un ordine esecutivo emesso da Trump il giorno precedente. Esso prevede infatti la riduzione dei componenti non statutari della United States Agency for Global Media (Usagm), l’agenzia federale che finanzia oltre a Radio Free Asia anche diverse altre organizzazioni giornalistiche globali indipendenti nel mondo.

La lettera inviata al presidente Rfa e firmata dal consigliere speciale Usagm Kari Lake, intitolata “Senior Advisor to the Acting Ceo with Authorities Delegated by Acting Ceo”, segnala che la sovvenzione federale dell’agenzia è stata interrotta. Inoltre, la stessa Rfa è obbligata a “rimborsare prontamente tutti i fondi non utilizzati”, mentre resta valida la possibilità di presentare ricorso entro i prossimi 30 giorni. Al momento non è chiaro come e quando le operazioni dovrebbero cessare, ma va detto che l’organi di informazione è finanziato quasi in esclusiva attraverso sovvenzioni federali.

In una dichiarazione il presidente Rfa Bay Fang ha affermato che l’azienda intende impugnare l’ordine. “La cessazione della sovvenzione è una ricompensa per i dittatori e i despoti, compreso il Partito comunista cinese, che non desiderano altro che la loro influenza sia incontrollata nello spazio dell'informazione” spiega la nota. “L’avviso odierno - prosegue - non solo priva di diritti i quasi 60 milioni di persone che settimanalmente si rivolgono ai servizi di Rfa per conoscere la verità, ma avvantaggia anche gli avversari dell’America”.

Agenzia di stampa indipendente finanziata da una legge del Congresso, Radio Free Asia ha iniziato le sue prime trasmissioni in cinese mandarino nel 1996, espandendosi negli anni successivi a un totale di nove servizi linguistici: cantonese, uiguro, tibetano, coreano, khmer, vietnamita, birmano e laotiano. I notiziari vengono diffusi attraverso radio, televisione, social media e web in Paesi in cui la stampa libera è scarsa o inesistente, diventando spesso l’unica fonte di notizie non censurate e non propagandistiche. Inoltre, coprendo Paesi e regioni chiuse come Corea del Nord, Tibet e Xinjiang, le sue traduzioni in lingua inglese rimangono la fonte primaria di informazioni. 

In un post su Facebook il direttore di Voa Michael Abramowitz conferma che “l’intero staff di Voice of America - più di 1300 giornalisti, produttori e personale di supporto - è stato messo in congedo amministrativo”. In risposta il direttore del programma del Committee to Protect Journalists, Carlos Martinez de la Serna, ha esortato il Congresso statunitense a ripristinare i fondi per garantire “notizie non censurate in Paesi in cui la stampa è limitata”. Esperti e studiosi della Cina aggiungono che i tagli a Rfa in particolare potrebbero avere un impatto sulla capacità di Washington di contrastare Pechino. L’ex ambasciatore Usa in Russia Michael McFaul ha definito lo smantellamento di Rfa e delle sue pubblicazioni gemelle “un gigantesco regalo alla Cina”. Infine Maya Wang di Human Rights Watch (Hrw) ha sottolineato che in luoghi come Xinjiang e Tibet “Radio Free Asia è stata una delle poche in grado di diffondere informazioni. La sua scomparsa - conclude - significherebbe che questi luoghi diventeranno buchi neri per l’informazione, proprio come vuole il Partito comunista cinese”. 

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