La Bibbia delle Comunità ecclesiali di base per il rinnovamento della Chiesa
Manila (AsiaNews) Uno dei momenti più attesi nel programma del congresso del clero in corso questa settimana al World Trade Center della capitale, è la presentazione della Bibbia della Comunità ecclesiale di base (BEC, Basic Ecclesial Community), che avverrà domani.
Il volume è stato commissionato dalla Società biblica delle Filippine, insieme alla Commissione episcopale per l'apostolato biblico (ECBA). La Bibbia della BEC, per ora disponibile in inglese e tagalog, è in fase di traduzione nelle altre lingue parlate nel Paese.
Nella prefazione al volume, mons. Arturo Bastes, presidente della Commissione, sottolinea l'importanza fondamentale di questo testo nel rinnovamento della Chiesa, "senza la Bibbia non si può creare e sostenere nessuna BEC". Il nuovo volume presenta in appendice anche degli schemi di riflessione per gruppi sulla Parola di Dio.
Il verbita p.Oscar Alunday ha dichiarato ad AsiaNews che "per rigenerare la Chiesa nel Paese, proponendola come Chiesa dei poveri, è indispensabile tenere viva la BEC e diffonderne la Bibbia. Alla luce della Parola di Dio le persone riescono a comprendere meglio i problemi che affliggono la loro vita. Leggendo i testi sacri insieme, inoltre, si crea solidarietà tra i membri della comunità nell'affrontare le problematiche comuni".
P. Alunday spiega che la prima BEC è cominciata a Mindanao, nel Sud delle Filippine, nel 1960 e si è diffusa nel Paese negli anni '70, durante la dittatura di Fernando Marcos. "Sotto le leggi marziali, la gente ha rafforzato la sua fede e ha combattuto contro l'ingiustizia e l'oppressione. Nelle piccole comunità terrorizzate la Parola di Dio, era motivo di speranza". Nel 1991, la Conferenza Episcopale ha additato questa esperienza a tutte le Filippine. Ma nel 2001, dopo 10 anni, i vescovi hanno ammesso che non tutte le Diocesi hanno risposto all'appello.
Intanto oggi si è svolta la seconda giornata del congresso. L'intervento più rilevante è stato quello di p. Catalino Arevalo, che questa mattina ha posto l'attenzione di vivere ogni giorno la risposta alla vocazione, alimentandola con la preghiera.
Fra le testimonianze condivise nel congresso spicca quella di p. Broderick Pabillo, della parrocchia di S. Ezequiel Moreno, un remoto villaggio nell'isola di Palawan. Su una popolazione di 8 mila abitanti, 7500 sono cattolici P. Pabillo, ha lasciato gli agi di una parrocchia urbana e ha scelto di svolgere il suo ministero tra gli indigeni. Un tempo la sua vita si svolgeva fra chiese piene, dove i sacerdoti hanno tutto: cibo, libri, telefonini, scarpe italiane. Oggi la sua vita è molto più semplice: "Essere povero, egli ha detto, non significa solo mancanza di beni materiali. Implica mancanza di tante cose, fra cui anche la povertà materiale". Vivendo con gli indigeni, come prete povero, p. Pabillo dice di aver imparato a confidare in Dio che è Padre; essere più attento alle persone, che al tempo o al denaro; essere felice di fare anche poco, ma con un grande amore; essere capace di avvicinare coloro che vivono ai margini; permettere ai poveri di influenzare la propria vita; essere capace di accettare umiliazioni.
Ieri l'apertura del congresso è stata affidata al card. Ricardo Vidal, arcivescovo di Cebu. Il prelato ha parlato del sacerdozio come dono e mistero, citando il famoso libro di Giovanni Paolo II. Mons. Socrates Villegas, neo vescovo di Balanga, che si è invece soffermato sul Mistero pasquale e sul significato del sacerdozio.
13/07/2004