La Bibbia alle Olimpiadi: è la censura di sempre
Pechino (AsiaNews) – Il portavoce del Ministero degli esteri ha difeso la politica religiosa della Cina affermando che per le Olimpiadi ad ogni visitatore o atleta sarà lecito portare la Bibbia o altri oggetti religiosi, ma solo “per motivi personali”. Parlando ieri ai giornalisti, Liu Jianchao ha definito “voci infondate” quelle diffuse da alcuni media americani e italiani, secondo cui la Bibbia sarebbe proibita ai Giochi olimpici.
“Secondo le leggi cinesi – ha continuato Liu Jianchao – agli stranieri è permesso di portare oggetti o materiali religiosi, stampati, audio o video, per uso personale”. Durante i Giochi Olimpici non ci sarà dunque alcun cambiamento rispetto ai regolamenti soliti sulle attività religiose.
“I diritti di libertà religiosa – ha concluso il portavoce, citato da Xinhua – sono protetti dalla Costituzione cinese e dalle leggi”.
Li Zhanjun, direttore del Media Centre dei Giochi, ha accusato le voci sulle proibizioni come “una distorsione intenzionale della verità”. In realtà, nelle scorse settimane, vi sono state alcune dichiarazioni ufficiali che proibivano l’introduzione di materiale religioso di “propaganda”, considerato pericoloso ed elencato affianco a “armi ed esplosivi”. Molti atleti e organizzazioni per i diritti umani hanno sollevato il problema di cosa va definito “propaganda”: un segno di croce in pubblico prima di una partita, una preghiera islamica ai bordi del campo potrebbero essere considerati gesti di propaganda religiosa.
Leggendo su sito ufficiale delle Olimpiadi di Pechino (www.beijing2008.cn ) si trova solo l’indicazione di non portare “materiale pericoloso”, sangue, animali infetti, materiale “dannoso alla politica cinese” e poi si precisa in una nota: “Si raccomanda in ogni viaggio di portare in Cina non più di una Bibbia” (cfr. http://en.beijing2008.cn/22/69/article212026922.shtml ).
Non una censura speciale, apposta per le Olimpiadi, ma la censura di sempre. Queste regole infatti vengono applicate in Cina per tutti i viaggiatori per 365 giorni all’anno.
Applicando la censura di sempre, sarà proibita l’entrata di testi del Falun Gong, che la Cina definisce “un culto malvagio” fuorilegge; vietata la distribuzione di bibbie o libri religiosi; perseguita ogni attività a sostegno del Tibet e del Dalai Lama e ogni raduno con fedeli di comunità sotterranee.
Ciò che Pechino teme di più sono le minacce dei buddisti tibetani dall’estero, che hanno promesso di usare la scena olimpica per denunciare le violenze contro il Dalai Lama e il popolo tibetano. E teme le decine di migliaia di protestanti americani che si stanno preparando – perfino studiando la lingua cinese - a usare la finestra delle Olimpiadi per evangelizzare il Paese importando migliaia di bibbie. Chi pensava che le Olimpiadi sarebbero state un momento per la Cina di “assaggiare la libertà”, dovrà ricredersi: toccherà al resto del mondo “assaggiare” la repressione religiosa.