L'Onu: in India 234 milioni di persone in grave condizione di povertà
Gli ultimi dati sull'Indice di povertà multidimensionale diffusi dall'Undp rilevano che tra gli 1,1 milardi di persone in condizione più estrema 1 su 5 vivono in India. Nelle aree rurali le situazioni più estreme. P. Nithiya Sagayam ad AsiaNews: "Dati che ci interpellano anche come Chiesa. A quando una vera sinodalità sociale?".
Mumbai (AsiaNews) - L'India è tra i cinque Paesi a livello globale con il maggior numero di persone che vivono in povertà. A rilevarlo è l'ultimo aggiornamento dell'Indice di povertà multidimensionale (MPI) globale, pubblicato nei giorni scorsi dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e dall'Oxford Poverty and Human Development Initiative (OPHI). Secondo questo rapporto 1,1 miliardi di persone, di cui oltre la metà minori, vivono in condizioni di povertà grave in tutto il mondo; tra questi il 40% abita in Paesi in guerra o in condizioni di fragilità o di pace precaria.
L'India conta ben 234 milioni di persone che vivono in povertà, seguita da Pakistan (93 milioni), Etiopia (86 milioni), Nigeria (74 milioni) e Repubblica Democratica del Congo (66 milioni). Insieme, questi cinque Paesi rappresentano quasi la metà (48,1%) degli 1,1 miliardi di poveri.
In Asia meridionale 272 milioni di poveri vivono in famiglie con almeno una persona sottonutrita, ancora più dei 256 milioni dell'Africa sub-sahariana. A livello globale, circa l'83,7% dei poveri vive in aree rurali. In tutte le regioni del mondo, gli abitanti delle aree rurali sono più poveri rispetto a quelli delle aree urbane. Complessivamente, il 28% della popolazione rurale globale è povero, rispetto al 6,6% della popolazione urbana.
“Questi dati rappresentano un grande shock”, commenta p. Nithiya Sagayam, frate cappuccino segretario della commissione della Conferenza episcopale del Tamil Nadu per i gruppi sociali più emerginati e già segretario esecutivo della Commissione Giustizia, pace e sviluppo della Conferenza episcopale indiana (CBCI). “Abbiamo trascurato lo sviluppo sociale ed economico della popolazione. Molte risorse vengono spostate verso i settori aziendali. Non siamo riusciti ad alzare la voce contro questo fenomeno. Il Papa ha detto molto chiaramente che la Chiesa dovrebbe essere la Chiesa dei poveri”.
Ed è una sfida che tocca in maniera specifica per la Chiesa indiana: “In tutte le nostre istituzioni, dov'è la politica per i poveri? - continua p. Sagayam -. Nelle scuole, non esiste; dove finiscono i tribali e i dalit? Servirebbe una sinodalità sociale, legata all'oppressione, al sistema delle caste, alle divisioni, alle discriminazioni, ai diritti, ai riti... Disuguaglianze, basso status delle donne nella società, analfabetismo, disoccupazione, stagnazione dei salari rurali: sono tutte questione di cui non ci preoccupiamo. L'India ha bisogno di una sinodalità economico-sociale, se vogliamo dare risposte alla gente e ai suoi bisogni”.
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