L'India archivia le leggi penali degli inglesi, ma è polemica sulle nuove norme
Approvati a dicembre i tre nuovi codici entreranno in vigore il 1 luglio. Diversi giuristi puntano il dito contro i maggiori poteri assegnati alle forze di polizia e la vaghezza di alcuni articoli che potrebbero rendere illegale persino il Satyagraha, lo sciopero della fame reso celebre da Gandhi. I fautori insistono invece sulla "decolonizzazione", sostenendo che d'ora in poi sarà più facile garantire giustizia alle vittime dei reati.
New Delhi (Asia News/Agenzie) - L’India sta vivendo la vigilia di un passaggio che fa molto discutere il mondo giudiziario locale. Con il 1 luglio, infatti, nel Paese entrerà in vigore un nuovo corpus di norme penali che andranno ad archiviare i vecchi codici, che risalivano ancora all’epoca coloniale. Si tratta di tre nuovi strumenti giuridici - il Bharatiya Nyaya Sanhita, il Bharatiya Sakshya Adhiniyam e il Bharatiya Nagarik Suraksha Sanhita, approvati insieme nel dicembre 2023 - che andranno a sostituire l’Indian Penal Code del 1860, l’Indian Evidence Act del 1872 e il Code of Criminal Procedure del 1973.
Già l’adozione dei nomi in hindi mostra il carattere simbolico del passaggio, sbandierato dal ministro degli Interni del governo federale, Amit Shah, uno degli esponenti più in vista del Bjp (il partito nazionalista indù), come un nuovo passo della “decolonizzazione”. E se è vero che quasi tre quarti degli articoli sono comunque rimasti invariati, le novità significative non mancano. In particolare sta sollevando preoccupazioni l’ampliamento di alcuni poteri assegnati alla polizia.
Fa discutere, in particolare, un articolo che abrogando alcune parole di un articolo del vecchio codice di fatto amplia i limiti per il fermo di polizia oltre gli attuali 15 giorni. Inoltre - come hanno osservato su The Indian Express i giuristi dell’Università di Delhi Anup Surendranath e Neetika Vishwanath - alcune nuove formulazioni ambigue di alcuni reati aprono il campo ad abusi in tema di libertà di espressione. “Le disposizioni sulle ‘informazioni false e fuorvianti’ (articolo 197) e sugli ‘atti che mettono in pericolo la sovranità, l'unità e l'integrità dell'India’ (articolo 152, che sostituisce la sedizione) sono estremamente vaghe, senza alcuna indicazione reale di quando la polizia possa avviare un'azione. La lettura di questi due articoli non dà a nessuno un'idea ragionevole su che cosa esattamente sia criminalizzato e il potenziale per gravi abusi è evidente”.
Una commissione dello Stato del Karnataka ha poi osservato che persino il Satyagraha, la forma di protesta attraverso lo sciopero della fame resa celebra dal mahatma Gandhi, applicando rigorosamente il nuovo codice potrebbe essere considerata reato. Un altro punto avvertito come problematico è il fatto che - mutuando altri sistemi giudiziari - il nuovo codice introduce sì i “servizi comunitari” come una forma di pena alternativa, ma senza darne una definizione precisa. “L'India è un Paese laico con persone di diverse religioni, caste, credo, cultura - ha osservato ancora questa commissione -. Se la definizione del servizio comunitario viene demandata all'agenzia che applica la legge, questa potrebbe andare a danneggiare i sentimenti interiori, la reputazione personale e lo status sociale di una persona a cui è imposta questa pena. In assenza di una definizione, non si può trascurare la possibilità che sorgano controversie sulle sentenze”.
In forza di tutto questo ci sono stati degli appelli al rinvio dell’entrata in vigore e una petizione in questo senso è stata presentata anche alla Corte Suprema di New Delhi, chiedendo un in intervento in extremis; la stessa Corte, però, già qualche settimana fa si era pronunciata contro una richiesta analoga. Perplessità sono state poi sollevate sulla scarsa formazione delle forze di polizia rispetto alle norme che stanno per entrare in vigore.
Da parte loro i fautori del nuovo codice penale sostengono che con queste norme sarà possibile concentrarsi maggiormente sulla domanda di giustizia alle vittime, in modo tempestivo e riducendo la discrezionalità. Per esempio il direttore generale della polizia dell'Uttar Pradesh, Prashant Kumar, ha dichiarato che l'intento di queste leggi è quello di fornire giustizia entro tre anni. "Le nuove leggi sono più trasparenti – ha sostenuto - in quanto renderanno obbligatorio per gli investigatori informare il denunciante sugli sviluppi dell'indagine entro 90 giorni. Inoltre le leggi relative ai crimini contro i bambini e le donne sono state rese più severe e specifiche".
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