L'intervento di Hezbollah in aiuto di Assad accresce il pericolo di estendere al Libano il conflitto siriano
Beirut (AsiaNews) - La morte di alcuni - 30 secondo la Reuters - combattenti di Hezbollah nella battaglia per il controllo della strategica città di Qusayr, prova provata del coinvolgimento del libanese Partito di Dio nella guerra civile siriana, è considerato un alto fattore di rischio dell'allargamento del conflitto al Paese dei cedri. Lo evidenziano, da ultimo, gli scontri tra gruppi sunniti e sciiti - gli uni contro e gli altri a favore del presidente Assad - che ieri a Tripoli sono costati un morto e sei feriti all'esercito libanese, intervenuto per separare i contendenti. E i ribelli del Free Syrian Army, tramite il loro portavoce Louay Almokdad, hanno accusato il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah di essere personalmente responsabile della situazione creatasi a Qusayr, definendolo un "killer del popolo siriano" per l'aiuto che sta dando alle forze governative.
"Ci batteremo in tutta la Siria, perché stiamo combattendo il nemico israeliano", ha detto da parte sua Mohammad Yazbeck, che fa parte del direttivo di Hezbollah, intervenuto al funerale (nella foto) di alcuni degli uomini rimasti uccisi in Siria. Yazbeck, però, non ha spiegato il rapporto tra combattere i ribelli siriani e combattere Israele. Ed è di oggi la notizia che ulteriori combattenti di Hezbollah sono partiti per dare aiuto all'esercito siriano.
Dalle alture del Golan, confine tra Israele e Siria, arriva intanto la notizia della risposta dei militari israeliani a fucilate provenienti da oltre confine. Né morti, né feriti, ma un ulteriore segnale di tensione.
Sul piano politico interno libanese, il capo dell'opposizione parlamentare, l'ex premier Saad Hariri - che è sunnita - ieri a condannato "il silenzio" del presidente Michel Suleiman, del presidente della Camera, Nabih Berri - sciita - e di Najib Miqati - sunnita, ma a capo di un governo che ha in Hezbollah la sua principale componente - sul "crimine" che stanno commettendo gli uomini del Partito di Dio. "Hezbollah - ha aggiunto - ha scelto di replicare nella città siriana di Qusayr i crimini commessi da Israele contro il Libano e la sua popolazione".
Ma, "il governo libanese non può fermare Hezbollah" sottolinea Imad Salamey, docente di Affari internazionali alla American University di Beirut, citato da al Arabiya. E, a suo avviso, "non è neppure il caso" di pensare a un intervento dell'esercito libanese a tal fine. "Hezbollah - ha aggiunto - viene coinvolto sempre più nel conflitto siriano, e non finirà a Qusayr,", il movimento "sta trascinando il Libano in una guerra civile".
Sul piano internazionale, preoccupazione per il ruolo che Hezbollah sta svolgendo in Siria è stata espressa ieri dal presidente statunitense Barack Obama al presidente libanese Suleiman. La Casa Bianca ha fatto sapere che nel corso di una conversazione telefonica, Obama ha definito la scelta di Hezbollah "contraria alla politica del governo libanese" di "dissociazione dal conflitto siriano" e di "rifiuto di azioni che potrebbero coinvolgervi il popolo libanese".
Ancora sul piano internazionale, inizia oggi la visita in Turchia del principe ereditario saudita Salman, che è anche ministro della difesa. La crisi siriana sarà uno dei temi centrali dei programmati incontri col presidente Gul e il primo ministro Erdogan. Sauditi e turchi sono sostenitori dei ribelli. (PD)