L'inchiesta dell’Onu ha “identificato” persone collegate con l’assassinio Hariri
Il rapporto presentato al segretario delle Nazioni Unite sarà discusso giovedì dal Consiglio di sicurezza. Non ci sono i nomi dei sospetti. Il documento ritiene possibili i legami tra l’uccisione dell’ex premier libanese e altri otto attentati esplosivi avvenuti nel Paese.
Beirut (AsiaNews) - La Commissione d’inchiesta dell’Onu ha “identificato” numerose persone, delle quali non fa i nomi, che “potrebbero essere implicate in certi aspetti della preparazione e dell’esecuzione” dell’attentato del 12 febbraio 2005 costato la vita all’ex premier libanese Rafic Hariri e ad altre 22 persone e ritiene che si possano evidenziare legami tra l’assassinio di Hariri ed altri otto attentati esplosivi, mirati ad obiettivi particolari, avvenuti in Libano dopo il 2004.
Sono le affermazioni più rilevanti dell’ottavo rapporto della Commissione, presentato ieri al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon dal procuratore belga Serge Brammertz, e che giovedì prossimo sarà esaminato dal Consiglio di sicurezza.
Il rapporto afferma che la Commissione ha compiuto “notevoli progressi” nel suo lavoro ed ha avuto importanti conferme. Nelle 20 pagine del documento si evidenzia che l’attentato contro Hariri appare collegato in primo luogo alle sue posizioni politiche, al ruolo giocato dal premier per l’approvazione della risoluzione 1559 (che chiedeva il ritiro delle truppe siriane dal Libano), alla modifica costituzionale fatta per poter prolungare il mandato del presidente della Repubblica, Emile Lahoud, alla legge elettorale. Queste due ultime vicende sono comunemente attribuite alla volontà dell’allora occupante Siria.
In proposito, Brammertz definisce “generalmente soddisfacente” la collaborazione della Siria con la sua Commissione che continuerà a chiedere la “cooperazione totale” di Damasco.
Nel rapporto sono poi elencati una serie di fatti emersi durante l’inchiesta sull’assassinio Hariri; dalla Mitsubishi che ha portato gli esplosivi – rubata in Giappone, trasportata via mare negli Emirati, arrivata ad un concessionario di Tripoli, nel nord del Libano; al video nel quale tale Ahmad Abu Adass rivendica l’attentato – non credibile, probabilmente obbligato a “confessare” e poi ucciso; dal kamikaze – un non-libanese; alla serie di telefonini usati “in maniera coordinata” per sorvegliare fin dalle settimane precedenti la vittima ed organizzare l’attentato.
Il rapporto afferma infine che la Commissione sta preparandosi a trasmettere le sue conclusioni al tribunale internazionale del quale l’Onu ha deciso la formazione. Con un esplicito riferimento allo scontro in atto a Nahr al-Bared – dove oggi continua il bombardamento dell’esercito in preparazione dell’attacco finale – ed all’attentato contro gli spagnoli della Finul, prevede che “il degrado del clima politico e di sicurezza avrà probabilmente un effetto negativo sul lavoro della Commissione nei mesi a venire”.
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