L'enciclica "conforta la Chiesa coreana, costretta nel nord al silenzio"
Mons. Nicholas Cheong Jin-suk, arcivescovo di Seoul ed amministratore apostolico di Pyongyang, dice ad AsiaNews: "Il Papa pensava all'Asia quando ha scritto Deus caritas est, perché sono proprio gli asiatici che hanno più bisogno di distinguere le differenze dei diversi volti dell'amore".
Seoul (AsiaNews) La carità "è il vero centro dell'amore di Dio" ed il Papa "ha spiegato molto bene nell'enciclica che la Chiesa, a volte, deve agire nel silenzio per compiere la sua missione di amore, come accade in Corea del nord". Con queste parole mons. Nicholas Cheong Jin-suk, arcivescovo di Seoul e presidente dell'unica Conferenza episcopale coreana, commenta ad AsiaNews la prima enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est.
"Il Pontefice - dice il presule, amministratore apostolico di Pyongyang ci conforta quando spiega l'importanza di agire nel silenzio, perché è quello che facciamo nella parte nord della penisola". "Cooperando con la Caritas di Hong Kong spiega - la sezione coreana fa il possibile per i nostri fratelli dall'altra parte del confine. Aiutiamo la popolazione nordcoreana in molti modi, ma il riferimento papale è fondamentale ed è di conforto al nostro lavoro perché siamo a volte costretti dalle circostanze ad agire in maniera 'sotterranea'. Noi diamo il nostro aiuto in maniera completa, e speriamo che questo arrivi alle persone povere".
"E' importante aggiunge mons. Cheong la spiegazione chiara e precisa di cosa siano l'agape, l'eros e la carità. I coreani ora capiscono la differenza fra questi concetti e sanno che è proprio la carità il centro del vero amore". "Credo conclude il prelato che il nostro Santo Padre abbia pensato all'Asia quando ha scritto l'enciclica, perché sono proprio gli asiatici che hanno più bisogno di distinguere le differenze e le varie forme di amore: il Papa, questo concetto, lo ha spiegato molto bene".