06/09/2006, 00.00
LIBANO
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L'emorragia di cristiani libanesi e la questione Lahoud nell'appello dei vescovi maroniti

di Yousef Hourany
Nel messaggio che esce oggi, i presuli invitano i cristiani a tornare in patria, malgrado la crisi economica. Speranza negli aiuti internazionali e nella forza di pace.

Beirut (AsiaNews) – La drammatica situazione libanese, aggravata sul piano politico anche dal rifiuto del presidente Lahoud di dimettersi dal suo incarico,  e la particolare preoccupazione che suscita l'esodo dei cristiani dal Paese dei Cedri sono due dei punti sui quali è attesa la parola dei vescovi maroniti nell'appello che sarà lanciato oggi, il settimo da quello del settembre del 2000.

I presuli sono riuniti a Bkerke per la riunione mensile sotto la presidenza del patriarca, il cardinale Nasrallah Sfeir, rientrato martedì pomeriggio, dopo il suo breve soggiorno nella sede patriarcale di Dimane, nel Nord Libano.

Fonti ecclesiastiche ben informate hanno riferito ad AsiaNews che l'appello sarà formulato alla luce degli ultimi sviluppi della situazione in Libano e nella regione, soprattutto dopo la guerra, e dei risultati della visita del patriarca maronita negli Stati Uniti nel mese di luglio, quando ha incontrato il segretario di Stato, Condoleezza Rice, e vice-presidente Dick Cheney, che si sono impegnati a non dimenticare il Libano ed a trovare una soluzione giusta del problema palestinese.

Il settimo appello dei vescovi maroniti accennerà senz'altro al grave problema costituzionale rappresentato dal presidente, il generale Emile Lahoud, che rifiutando di dimettersi, accresce la divisione tra i libanesi ed ha rovinato i rapporti tra il Libano, la Comunità Europea, gli Stati Uniti ed alcuni Paesi asiatici. A proposito della situazione politica, si rileva la crescita del ruolo del primo ministro sunnita, Fouad Siniora, appoggiata dalla maggioranza parlamentare guidata dal deputato Saad El Hariri.

Il comunicato dei vescovi maroniti, che secondo le stesse fonti, sarà in sette punti, prenderà in considerazione anche la grave crisi economica, con il grave problema dell'emigrazione dei cristiani. Durante la guerra tra Israele e Hezbollah, secondo alcuni statistiche, più di 240mila cristiani hanno lasciato il Paese e la maggior parte non vuole tornare. E' un fatto che preoccupa la Chiesa del Libano, perché come ha affermato il compianto papa Giovanni Paolo II "la presenza cristiana in Libano e una condizione necessaria per la presenza cristiana in Medio Oriente". I vescovi vogliono rivolgere un appello forte a rientrare nel Paese e vogliono compiere gesti sociali profetici per stimolare questi cristiani tornare in patria.

L'appello dei vescovi maroniti sottolineerà l'importanza dell'appoggio della Comunità internazionale, mediante gli aiuti ed anche l'invio della forza di pace, che rappresenta una ulteriore garanzia per tutti i cittadini del Libano.

C'è infine chi non nasconde l'interrogativo se l'appello di oggi riuscirà a riunire di nuovo la famiglia maronita, dopo che quello del 2000, con la creazione dell'incontro di Kornet Chehwan, ha causato una divisione politica.

 

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