L'altra faccia di Pechino: migranti senza paga da oltre due anni
Come ogni anno, in vista delle celebrazioni per il Capodanno cinese i lavoratori migranti devono affrontare datori di lavoro inadempienti e funzionari governativi conniventi. Operai manifestano a Pechino e chiedono di “riavere il loro sudore”.
Pechino (AsiaNews) – “Vogliamo tornare a casa: ridateci il nostro sudore ed i nostri soldi” : sullo striscione che hanno attaccato davanti al cantiere è scritto tutto il loro dramma (v. foto). Circa 30 operai hanno infatti manifestato ieri a Pechino per protestare contro le inadempienze dei loro datori di lavoro, che per il secondo anno di seguito non vogliono pagarli per il lavoro svolto nel cantiere. La società armonica tanto amata dal presidente Hu Jintao sembra voler ignorare, anche quest’anno, il problema dei lavoratori migranti che cercano di ottenere le paghe arretrate in vista del nuovo Capodanno lunare.
In occasione delle feste per il Capodanno cinese, tutti i lavoratori migranti cercano di rientrare a casa dai luoghi di lavoro, portando a casa i ricavi di un anno. Ma quasi il 75 % di essi non riceve alcuno stipendio e non ha quindi modo di partire. Sono decine di milioni i lavoratori migranti nel Paese, oggetto di sfruttamento forsennato da parte delle industrie cinesi, che non ricevono alcun tipo di compenso per mesi e a volte per anni.
Il problema diventa tragico con l' avvicinarsi del Capodanno cinese, che quest’anno cade il 18 febbraio. Per l'occasione, i lavoratori che sono in città cercano di ritornare al loro paese ed alla loro famiglia di origine, ma vogliono portare con sé i risparmi accumulati in un anno di lavoro.
I soldi servono a migliorare la vita familiare e a pagare i debiti. Secondo la tradizione cinese occorre pagare i propri debiti entro la fine dell'anno, per non cadere nella vergogna. Ma quasi i tre quarti dei lavoratori migranti non ricevono alcuno stipendio.
Le proteste dei lavoratori per i salari non pagati includono anche tentativi di suicidio. Esse sono aumentate nel corso degli anni scorsi ed hanno provocato nel governo centrale la paura di sommosse. Il premier Wen Jiabao ha detto, dopo il capodanno scorso, che avrebbe risolto il problema, ed ha avviato una campagna che, secondo Pechino, ha "sostanzialmente risolto" il problema.
Wen sostiene di aver risolto il 90 % dei casi di salari non pagati, ma molti fra lavoratori ed attivisti per i diritti umani accusano il governo di essere “connivente” con gli imprenditori e di voler “ignorare” il dramma dei migranti.
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