L'alluvione colpisce un terzo del paese e prostra l'economia
Dhaka (AsiaNews/AP) Dopo la sesta settimana di alluvioni in Bangladesh si iniziano a contare non solo le perdite umane ma anche quelle economiche. L'industria tessile, che costituisce l'80% delle esportazioni del paese, è infatti la nuova vittima delle violente piogge monsoniche.
Le inondazioni, che coprono ormai un terzo del Paese, hanno colpito numerose industrie tessili, la cui esportazione è pari circa a 4 miliardi di dollari Usa l'anno. La metà di questi prodotti è diretta ai grandi magazzini degli Stati Uniti. A Narayanganj, ad est di Dhaka, 120 fabbriche hanno dimezzato la produzione per mancanza di manodopera. "Più del 60% dei miei dipendenti non è riuscito a raggiungere il lavoro negli ultimi 20 giorni e la situazione si aggrava se si tiene conto anche della seria difficoltà nel reperire materie prime", spiega Mohammed Hatem, proprietario di una maglificio con 500 impiegati.
Per contenere le assenze, alcune industrie hanno stabilito un "incentivo per il rischio", circa 25 taka (0,35 euro) al giorno per chi continua a presentarsi a lavoro. "Ho un figlio piccolo e genitori anziani, devo continuare a lavorare nonostante il pericolo", ha detto Saiful Islam, responsabile delle consegne all'estero di una piccola azienda. Secondo stime ufficiali, in totale, i danni subiti dal settore tessile e delle infrastrutture ammontano a circa 6,7 miliardi di dollari.
Intanto fulmini, frane e malattie continuano a mietere vittime tra la popolazione. Finora i dati parlano di 586 morti, e 30 milioni di alluvionati, cifre superiori a quelle registrate nelle peggiori alluvioni in passato. La scorsa settimana i livelli dei fiumi Gange, Megna e Brahmaputra hanno cominciato a scendere, ma gli esperti avvertono che il Paese è appena entrato nella stagione dei monsoni. Ci si può aspettare ancora molta pioggia e un aggravamento della situazione. Al momento, le aree più colpite sono le regioni del centro-sud, in particolare le città di Brahmanbaria, Barisal e Dhaka, la capitale.
Migliaia di famiglie vivono nei campi di soccorso e nelle 1571 scuole attrezzate a rifugi. La mancanza d'acqua potabile, l'affollamento in piccoli ambienti, le pessime condizioni igieniche facilitano la diffusione di malattie quali dissenteria, diarrea e tifo. Infezioni alle vie respiratorie sono, invece, la causa più comune di morte tra i bambini. L'acqua da bere è la prima necessità.
Un anziano residente a Dhaka, Mokbul Ahmed, sottolinea però che "abbiamo bisogno soprattutto di cibo. L'acqua da sola non può mantenerci in vita a lungo". Il ministro per i disastri e l'alimentazione, Chowdhury Kamal Ibne Yousuf, ha assicurato che "nessuno morirà di fame". "Abbiamo riserve alimentari sufficienti e se necessario ne reperiremo altre", ha aggiunto il ministro.
Il Governo sta cercando di affrontare con le proprie forze i soccorsi immediati, ma ha deciso di lanciare un appello internazionale per reperire i fondi necessari alla ricostruzione. Ieri il Primo ministro Khaleda Zia ha visitato una delle zone colpite a Konapara Mannan. (MA)
13/08/2016 11:17