L'Europa non cancella l'embargo sulle armi per Pechino
L'Aja (AsiaNews/Agenzie) L'Unione Europea e la Cina confermano la volontà di ampliare i loro rapporti commerciali ma quanto alla "sospensione dell'embargo" per la vendita di armi, l'Unione chiede "maggiori garanzie nel rispetto dei diritti umani" rimandando la decisione a un vicino futuro. All'incontro annuale Europa-Cina, svoltosi oggi, l'apertura è stata accolta come "un segnale positivo" dal versante cinese: per il premier Wen Jiabao il bando europeo "non riflette più" il livello dei rapporti fra l'UE e la Cina; esso "è il risultato della guerra fredda e non considera l'attuale situazione di collaborazione".
Secondo il codice europeo la vendita delle armi è ammessa solo nel caso in cui esse "non siano utilizzate per repressioni interne, aggressioni esterne o altre gravi violazioni dei diritti umani". Il premier olandese Jan Peter Balkenende, capo attuale dell'Unione ha precisato che "l'Europa considera la possibilità di togliere il bando" - imposto dopo il massacro di piazza Tiananmen nel 1989, ma essa chiede maggiori garanzie nel "rispetto dei diritti umani". Il premier cinese Wen Jiabao ammette delle "differenze di vedute" per quanto concerne la questione "dei diritti umani e del bando alla vendita di armi", ma questo "non spaventa" il versante cinese e "non impedisce rapporti bilaterali" fra i paesi.
In Europa, Germania, Francia e Italia premono per la cessazione dell'embargo; Gran Bretagna, Svezia e Olanda vi si oppongono. Gli Stati Uniti da parte loro hanno chiesto all'EU di mantenere il bando per timore che si inneschi un'escalation militare nello stretto fra Cina e Taiwan.
Se la vicenda dell'embargo rimane insoluta, crescono i rapporti commerciali e gli scambi fra i membri dell'Unione e il gigante asiatico: nel futuro vi sarà maggiore cooperazione nel campo scientifico, tecnologico e universitario. Oggi la Cina è il secondo partner commerciale dell'Europa, con un volume di affari di oltre 200 miliardi di dollari. Cina e Unione Europea hanno inoltre firmato una dichiarazione di non proliferazione per le armi di distruzione di massa.