20/10/2004, 00.00
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L'Al Qaeda indù: il fondamentalismo come strumento politico

di Bernardo Cervellera
John Dayal, leader delle associazioni cristiane: "Vogliamo che il governo condanni le organizzazioni fanatiche. Occorrono leggi per le minoranze".

New Delhi (AsiaNews) – A quasi 5 mesi dal ritorno al potere del Congress e del governo di Manmohan Singh, non si fermano le violenze contro i cristiani e le minoranze religiose in India. AsiaNews continua a riportare attentati ed episodi di riconversione soprattutto negli stati più vulnerabili: Orissa, Rajasthan, Madhya Pradesh, Gujarat, Chhattisgarh, Jharkhand. John Dayal, presidente dell'All India Catholic Union, un'organizzazione che raccoglie tutte le associazioni cattoliche dell'India (circa 16 milioni di aderenti), è fra i più impegnati nella difesa della libertà di religione e nella denuncia delle violenze contro le minoranze. Dal suo ufficio di New Delhi ha accettato di rispondere alle nostre domande.

Dott. Dayal, come spiega questo aumento delle violenze in questi mesi, dopo la vittoria del Congress?

Il ricorso alla violenza è una pratica tipica della destra nazionalista indù del Bjp, del suo alleato Shiv Sena e dell'organizzazione fascista Rashtriya Swayamsevak Sang (Rss). La loro strategia è semplice: nei luoghi dove il Bjp ha il potere, minimizza la violenza fisica; nei luoghi dove ha perduto il potere usa la violenza per mantenere le minoranze nel terrore e svilire il partito al governo. Questo serve  ad approfondire una forte divisione fra le religioni e a far crescere il confessionalismo nei partiti. Ogni volta che il Bjp perde il potere, vi è un'ondata di violenza: è avvenuto anche dopo il 1979, quando il Bjp è uscito fuori dal governo. In alcuni stati e province, poi, dove il Bjp ha conservato il potere, vi sono addirittura leggi e sistemi di controllo della polizia che permettono di coprire gli assassini.

Il governo Singh sta davvero facendo di tutto per fermare le violenze?

Il governo guidato dal Congress è una coalizione che vuole l'uguaglianza religiosa e la fine delle violenze confessionali. Non sono molto soddisfatto dei passi compiuti da Singh. Ho incontrato personalmente Shivraj Patil, il Ministro degli Interni, e mi ha assicurato del loro impegno. Stanno facendo del loro meglio, ma non hanno ancora smantellato tutto l'apparato costruito dal precedente governo del Bjp nella Commissione per le minoranze e in altri ministeri. Il presidente della Commissione per le minoranze è ancora uno del Bjp.

La vostra organizzazione lavora per una piena libertà religiosa. Cosa chiedete al governo?

Domandiamo delle leggi contro il razzismo religioso, sul modello di quelle dell'Unione Europea. Vogliamo anche uguali opportunità di impiego per tutte le minoranze, specialmente nelle strutture amministrative e nella polizia. Per fare un esempio: solo l'1% dei rappresentanti del governo è musulmano; ma i musulmani sono il 12% della popolazione indiana. Ma soprattutto vogliamo che la Rss sia giudicata per i suoi misfatti. La Rss va giudicata da un tribunale internazionale come una Al Qaeda indù.

Vi sono problemi fra cristiani e musulmani?

C'è molta solidarietà fra tutte le minoranze. Io lavoro a stretto contatto con buddisti, sikh e musulmani. Certo, vi sono gruppi di fondamentalisti musulmani che creano problemi per i cristiani, soprattutto nella zona della Jammu e Kashmir.

Il futuro dell'India è la guerra fra le religioni o la coesistenza?

Tutti noi, oltre un miliardo di uomini e donne dell'India, lavoriamo perchè non vi sia un conflitto di civiltà. Anche al tempo della partizione fra India e Pakistan, quando furono uccisi oltre un milione di indù e musulmani, l'eccidio è stato è stato presto contenuto. Dal punto di vista storico, l'India è sempre stata la patria di tutte le religioni. Nonostante la pessima propaganda e le violenze delle bande dell'hindutva (fondamentalismo indù-ndr), rimarrà tale. Noi lavoriamo per la coesistenza, non la semplice tolleranza. In questo noi cristiani, cattolici e protestanti e anglicani, siamo fra i più attivi in questo movimento della società civile.
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