L’ombra di Thaksin sulla neopremier Yingluck Shinawatra
La neoeletta al lavoro per formare il governo, decisiva sarà la scelta dei ministri di Difesa, Interni ed Esteri, per delinearne la linea politica e per verificare se davvero sarà indipendente dal fratello Thaksin. Intervista di AsiaNews a esperti di politica.
Bangkok (AsiaNews) – Yingluck Shinawatra, leader del Partito Pheu Tai (Ptp) che ha trionfato nelle elezioni ottenendo la maggioranza assoluta dei seggi, è al lavoro per formare il nuovo governo di coalizione che dovrebbe comprendere anche 4 piccoli partiti. Intanto, dopo i primi commenti, AsiaNews ha intervistato esperti della politica e studiosi sul nuovo scenario politico: ne emerge un grande desiderio di superare le divisioni interne e i continui conflitti di questi anni.
Tutti aspettano di vedere a chi andranno i dicasteri di Difesa, Interni e Affari Esteri, decisivi per capire la futura linea politica, come pure per verificare se Thaksin Shinawatra, fratello di Yingluck, davvero non voglia riprendere il potere politico attraverso di lei. Thaksin è stato condannato ad anni di carcere per abuso di potere e reati fiscali e finanziari e molti dicono che guidi lui la politica della neoeletta premier. Egli ha sempre smentito e dal suo auto-esilio dorato a Dubai ha risposto il 4 luglio di volersi ritirare dalla politica.
Il ministro della Difesa dovrà confrontarsi con i generali che nel 2006 rovesciarono il governo di Thaksin con una pacifica rivoluzione e che sono determinati nell’impedire una sua ripresa del potere. Dall’estero Thaksin ha comunque continuato a intervenire nella politica, attraverso le “camice rosse”, movimento che fa a lui riferimento e che già chiede “giustizia” per i 91 morti causati dagli scontri con i militari a Bangkok nel 2010. Il precedente governo ha svolto indagini ma senza esito.
Secondo Nithi Eyowsriwong, ex membro del Comitato di Riforma, “quelli che hanno votato per il Ptp non sono tutti camice rosse o nostalgici di Thaksin. Magari è gente che non vuole che governi il Partito Democratico (Pd), di cui non si fidano, come non si fidano dei militari” che sono invece favorevoli al Pd. “I parlamentari del Ptp sono professionisti e uomini d’affari, come quelli del Pd. Quindi non credo che chiederanno subito giustizia per i 91 morti di Bangkok, come hanno annunciato. Non rimuoveranno il comandante in capo dell’esercito generale Prayuth Jan-O-Choa”.
Preediyathorn Taewakul, ex vicepremier ed ex ministro delle Finanze, spiega che “la vittoria del Ptp con la maggioranza dei voti mostra che la popolazione non è favorevole a un colpo di Stato di cui si parlava prima delle elezioni. Il Pd ha perso perché il mondo economico e la popolazione sono scontenti per la sua mancanza di decisione in questioni importanti come il prezzo del petrolio”.
Narong Petchprasert, professore di Scienze Politiche all’Università Chulalongkorn, la più antica e nota del Paese, dice di non credere che “ci saranno immediate riforme politiche. Il precedente conflitto [tra le camice rosse fedeli a Thaksin e contrarie ai militari e al governo e le camice gialle che lo sostenevano] non aveva ragioni di classe, nei 2 gruppi c’erano appartenenti a ogni classe”. Lo studioso ritiene anche che il Ptp abbia vinto con un programma intriso di populismo, che ritiene più gradito alla maggioranza, anche se di non facile attuazione.
Gli fa eco Attasith Pankaew, pure professore di Scienze Politiche a Chulalongkorn, secondo il quale “il populismo è una spada a due tagli. Il debito pubblico è oltre il 50% del Prodotto interno lordo, oltre ogni limite, e causerà una nuova crisi finanziaria”. Egli aspetta di vedere come il governo intende attuare i programmi di aiuti alla popolazione assicurati durante le elezioni.
Tutti comunque attendono di vedere se Yingluck sarà indipendente dal fratello e Suthep Tueksuban, segretario generale del Pd, afferma che “se ella si farà comandare da Thaksin, il suo governo non durerà a lungo”.
Tutti aspettano di vedere a chi andranno i dicasteri di Difesa, Interni e Affari Esteri, decisivi per capire la futura linea politica, come pure per verificare se Thaksin Shinawatra, fratello di Yingluck, davvero non voglia riprendere il potere politico attraverso di lei. Thaksin è stato condannato ad anni di carcere per abuso di potere e reati fiscali e finanziari e molti dicono che guidi lui la politica della neoeletta premier. Egli ha sempre smentito e dal suo auto-esilio dorato a Dubai ha risposto il 4 luglio di volersi ritirare dalla politica.
Il ministro della Difesa dovrà confrontarsi con i generali che nel 2006 rovesciarono il governo di Thaksin con una pacifica rivoluzione e che sono determinati nell’impedire una sua ripresa del potere. Dall’estero Thaksin ha comunque continuato a intervenire nella politica, attraverso le “camice rosse”, movimento che fa a lui riferimento e che già chiede “giustizia” per i 91 morti causati dagli scontri con i militari a Bangkok nel 2010. Il precedente governo ha svolto indagini ma senza esito.
Secondo Nithi Eyowsriwong, ex membro del Comitato di Riforma, “quelli che hanno votato per il Ptp non sono tutti camice rosse o nostalgici di Thaksin. Magari è gente che non vuole che governi il Partito Democratico (Pd), di cui non si fidano, come non si fidano dei militari” che sono invece favorevoli al Pd. “I parlamentari del Ptp sono professionisti e uomini d’affari, come quelli del Pd. Quindi non credo che chiederanno subito giustizia per i 91 morti di Bangkok, come hanno annunciato. Non rimuoveranno il comandante in capo dell’esercito generale Prayuth Jan-O-Choa”.
Preediyathorn Taewakul, ex vicepremier ed ex ministro delle Finanze, spiega che “la vittoria del Ptp con la maggioranza dei voti mostra che la popolazione non è favorevole a un colpo di Stato di cui si parlava prima delle elezioni. Il Pd ha perso perché il mondo economico e la popolazione sono scontenti per la sua mancanza di decisione in questioni importanti come il prezzo del petrolio”.
Narong Petchprasert, professore di Scienze Politiche all’Università Chulalongkorn, la più antica e nota del Paese, dice di non credere che “ci saranno immediate riforme politiche. Il precedente conflitto [tra le camice rosse fedeli a Thaksin e contrarie ai militari e al governo e le camice gialle che lo sostenevano] non aveva ragioni di classe, nei 2 gruppi c’erano appartenenti a ogni classe”. Lo studioso ritiene anche che il Ptp abbia vinto con un programma intriso di populismo, che ritiene più gradito alla maggioranza, anche se di non facile attuazione.
Gli fa eco Attasith Pankaew, pure professore di Scienze Politiche a Chulalongkorn, secondo il quale “il populismo è una spada a due tagli. Il debito pubblico è oltre il 50% del Prodotto interno lordo, oltre ogni limite, e causerà una nuova crisi finanziaria”. Egli aspetta di vedere come il governo intende attuare i programmi di aiuti alla popolazione assicurati durante le elezioni.
Tutti comunque attendono di vedere se Yingluck sarà indipendente dal fratello e Suthep Tueksuban, segretario generale del Pd, afferma che “se ella si farà comandare da Thaksin, il suo governo non durerà a lungo”.
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