L’ombra della Cina sull’annuale vertice Asean sulla sicurezza
E’ iniziato oggi a Bali l’incontro dei ministri degli Esteri dei Paesi dell’Asia del SudEst, aperto a Cina, Stati Uniti e altre nazioni. Si prevede un acceso confronto sul Mar Cinese Meridionale. L’Asean è chiamato a dimostrare il suo rilievo politico e a mediare, ma si teme una spaccatura tra i Paesi membri.
Bali (AsiaNews/Agenzie) – Si è aperto oggi a Bali (Indonesia) l’annuale incontro dei ministri degli Esteri dei Paesi Asean (Vietnam, Filippine, Indonesia, Cambogia, Thailandia, Malaysia, Singapore, Brunei, Laos e Myanmar) sulla sicurezza. Ai colloqui, da anni sono invitati i Paesi della zona Asia-Pacifico come Cina, Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti e Australia,. Si prevede che l'incontro sarà dominato dalle dispute territoriali per il Mar Cinese Meridionale tra Cina e vari membri Asean.
Negli ultimi mesi si è indurito il confronto tra Cina, Vietnam e Filippine per le Isole Spratly e le Paracels, cui sono in vario modo interessati anche Malaysia, Brunei e Taiwan. I fondali marittimi delle zone contese sono ritenuti ricchi di giacimenti di petrolio e di gas. Pechino ha mandato navi militari a cacciare i pescherecci degli altri Paesi, pestare gli equipaggi e portare via quanto pescato. La Cina rifiuta di rimettersi a un arbitrato internazionale, come chiedono gli altri Paesi, e insiste per una soluzione con confronti bilaterali. Peraltro non promuove alcun confronto ma cerca di acquisire un dominio in via di fatto.
Per questo i Paesi interessati vogliono discuterne in sede Asean. Ciò muta il tradizionale approccio di non-intervento nelle politiche altrui, perseguito da questo consesso, che si è sviluppato soprattutto come sede di accordi economici privilegiati. Peraltro la Cina è diventata un importante partner economico per tutti tali Paesi e il suo sostegno è essenziale per i militari al potere in Myanmar: il che rende difficile una presa di posizione unitaria dell’Asean. La presenza degli Stati Uniti, il cui sostegno è stato cercato da Vietnam e Filippine contro la Cina, rischia di riproporre il confronto tra i 2 colossi sulla questione della libera circolazione marittima, ritenuta essenziale da entrambi.
Peraltro l’organismo nemmeno può ignorare il problema, che rischia di scatenare scontri duraturi con la Cina e che è essenziale per determinare la libera circolazione delle navi nel Mar Cinese Meridionale. Esperti ritengono che l’Asean deve dimostrare se davvero ha importanza come organismo unitario o se costituisce una semplice occasione di accordi economici.
Anche per questo Marty Natalegawa, ministro indonesiano degli Esteri, ha spiegato che insistere nel cercare un accordo sul problema sarebbe come “portare un elefante in una stanza”, consapevole della grande distanza tra le varie posizioni e preoccupato di non chiudere la riunione con un fallimento. Al punto che si appella alla “buona fede di tutti” per raggiungere semplici “progressi” nel molto discusso e mai raggiunto codice di condotta per il mare.
Si prevede che si parlerà anche della disputa di confine tra Thailandia e Cambogia per l’antico tempio buddista di Preah Vihar e della presidenza Asean 2014 che dovrebbe spettare al Myanmar, per la regola dell’alternanza. Ma contro il Myanmar ci sono molte opposizioni per il regime di dittatura militare tuttora in atto nonostante le recenti elezioni democratiche e per la sistematica violazione dei diritti umani nel Paese.
Negli ultimi mesi si è indurito il confronto tra Cina, Vietnam e Filippine per le Isole Spratly e le Paracels, cui sono in vario modo interessati anche Malaysia, Brunei e Taiwan. I fondali marittimi delle zone contese sono ritenuti ricchi di giacimenti di petrolio e di gas. Pechino ha mandato navi militari a cacciare i pescherecci degli altri Paesi, pestare gli equipaggi e portare via quanto pescato. La Cina rifiuta di rimettersi a un arbitrato internazionale, come chiedono gli altri Paesi, e insiste per una soluzione con confronti bilaterali. Peraltro non promuove alcun confronto ma cerca di acquisire un dominio in via di fatto.
Per questo i Paesi interessati vogliono discuterne in sede Asean. Ciò muta il tradizionale approccio di non-intervento nelle politiche altrui, perseguito da questo consesso, che si è sviluppato soprattutto come sede di accordi economici privilegiati. Peraltro la Cina è diventata un importante partner economico per tutti tali Paesi e il suo sostegno è essenziale per i militari al potere in Myanmar: il che rende difficile una presa di posizione unitaria dell’Asean. La presenza degli Stati Uniti, il cui sostegno è stato cercato da Vietnam e Filippine contro la Cina, rischia di riproporre il confronto tra i 2 colossi sulla questione della libera circolazione marittima, ritenuta essenziale da entrambi.
Peraltro l’organismo nemmeno può ignorare il problema, che rischia di scatenare scontri duraturi con la Cina e che è essenziale per determinare la libera circolazione delle navi nel Mar Cinese Meridionale. Esperti ritengono che l’Asean deve dimostrare se davvero ha importanza come organismo unitario o se costituisce una semplice occasione di accordi economici.
Anche per questo Marty Natalegawa, ministro indonesiano degli Esteri, ha spiegato che insistere nel cercare un accordo sul problema sarebbe come “portare un elefante in una stanza”, consapevole della grande distanza tra le varie posizioni e preoccupato di non chiudere la riunione con un fallimento. Al punto che si appella alla “buona fede di tutti” per raggiungere semplici “progressi” nel molto discusso e mai raggiunto codice di condotta per il mare.
Si prevede che si parlerà anche della disputa di confine tra Thailandia e Cambogia per l’antico tempio buddista di Preah Vihar e della presidenza Asean 2014 che dovrebbe spettare al Myanmar, per la regola dell’alternanza. Ma contro il Myanmar ci sono molte opposizioni per il regime di dittatura militare tuttora in atto nonostante le recenti elezioni democratiche e per la sistematica violazione dei diritti umani nel Paese.
Vedi anche