L’ira di Okinawa contro il governo di Tokyo
di Pino Cazzaniga
Si acuisce la crisi causata dall’insofferenza della popolazione per la base militare americana. Una manifestazione di 90mila persone. Il premier ha un progetto, che appare difficilmente realizzabile. I possibili risvolti interni e internazionali.
Tokyo (AsiaNews) - Il problema della ricollocazione della base americana di Futenma (Okinawa, Giappone) continua a essere una questione seria. La situazione, anzi, si è acutizzata e l’attenzione va focalizata su un avvenimento e quattro personaggi. L’avvenimento è un’ impressionante manifestazione popolare (nella foto) nell’isola di Okinawa svoltasi il 25 aprile e i personaggi di rilievo sono: Yukio Hatoyama, primo ministro, Hirozaku Nakaima, governatore della prefettura di Okinawa, Susumu Inamine, sindaco della città di Nago (nell’isola di Okinawa) e Kurt Campbell, assistente segretario di Stato degli Stati Uniti.
La popolazione di Okinawa arbitro del governo di Tokyo
Uno sport molto popolare tra i giapponesi è il calcio. La parola “yelo kado” (pronuncia giapponese dell’inglese “yellow card”; cartellino giallo) è nota. La folla di circa 90mila persone, che si sono radunate in una località di Okinawa per la manifestazione contro il governo, indossavano magliette o camicie gialle, simbolico ammonimento rivolto al premier Hatoyama, avvoler indicare l’ultima chance. Dopo viene il “rosso”. In mezzo a quel mare di giallo, striscioni con frasi come “il governo Hatoyama ci sta tradendo?”, toglievono ogni ambiguità al simbolo.
Alla manifestazione hanno preso parte anche gruppi di parlamentari di partiti opposti e 39 dei 41 sindaci delle municipalità in cui è divisa l’isola. Singolare la presenza del governatore Hirokazu Nakaima che sempre si era rifiutato di partecipare a manifestazioni anti-base: eletto nel novembre del 2006, aveva accettato l’accordo stipulato da Tokyo e Washington di ricollocamento della base di Futenma a Henoko presso la città di Nago nel settore nord dell’isola. Forse per per ragioni di realpolitik ha solidarizzato con i dimostranti dicendo che aveva “chiesto al governo a rimuovere i pericoli (della base) il piu’ presto possible e di ridurre drasticamente l’eccessivo peso su Okinawa (per la presenza della base americana).
Assai diverso è stato il tono e il contenuto dell’intervento di Susumu Inamine, nuovo sindaco della città di Nago, nelle cui vicinanze si trova la baia di Henoko, dove dovrebbe essere ricollocata la base di Futenma secondo l’accordo del 2006. Il suo attacco al governo di Tokyo è stato frontale. “Benchè Hatoyama ha promesso di impegnarsi a far ricollocare la base fuori della prefettura di Okinawa, ora l’amministrazione tergiversa. Anzi ci sono segni che il governo sta pianificando il ricollocamento della base nel distretto di Henoko. Queste misure azzardate e questo approccio poco scrupoloso”, ha concluso, “semplicemente prendono in giro la popolazione della prefettura”. Un fragoroso applauso di 90mila dimostranti ha fatto tremare l’isola.
Scoppio di un’ira troppo a lungo repressa.
“Questo è un problema che non riguarda solo gli abitanti di Okinawa. La sicurezza di ciascun giapponese è collegata a Okinawa”. Con queste parole il governatore Nakaima ha messo perfettamente a fuoco l’origine e il nucleo del problema: il trattato di mutua sicurezza tra Giappone e Stati Uniti del 1960 in forza del quale l’esercito americano dispone di almeno 6 basi militari in Giappone: 5 sull’arcipelago nipponico e una a Okinawa; in realtà, il 75% del totale della terra usata per le basi e la metà dei 50mila soldati americani in Giappone si trovano in Okinawa. Tokyo ha pagato il conto economico attraverso le banche, Okinawa ha pagato quello umano con la sofferenza di suoi abitanti: rumori assordanti, incidenti e attentati alla dignità umana. Per esempio, due anni fa una ragazzina di 12 anni è stata violentata da tre marines americani.
Se si ricorda che nel mese di aprile del 1945 durante la guerra del Pacifico hanno perso la vita 150mila civili dell’isola che nei piani strategici dovva servire da trampolino di lancio per l’invasione dell’arcipelago, si capisce lo sfogo di un ira troppo a lungo repressa. La popolazione di Okinawa si rifiuta di pagare ulteriori conti umani.
Serrato dialogo diplomatico tra Tokyo e Washington
Il problema, come si vede, fondamentalmente riguarda i rapporti tra la popolazione di Okinawa e il governo di Tokyo. Ma trattandosi di basi americane, Washington non può non avere un ruolo attivo per sua soluzione. Lo svolge attraverso l’assistente segretario di Stato Kurt Campbell. Egli ha avuto un colloquio a Washington con il ministro degli esteri giapponese Okada e poi è partito per Tokyo.
Sull’aereo, intervistato da giornalisti giapponesi, ha detto due cose: primo, che Tokyo aveva presentato a Washington una proposta che includeva elementi incoraggianti e “ci offre la base per iniziare un dialogo serio e costruttivo”; secondo, che il piano originale concordato nel 2006 “rappresenta ciò che noi crediamo la via migliore per procedere; tuttavia gli Stati Uniti sono pronti a lavorare costruttivamente con il Giappone su quegli elementi che il governo giapponese ritiene importanti”. In altre parole, sembra che gli Stati Uniti non intendono rinunciare a una qualche base ad Okinawa.
Hatoyama in ritardo rischia di arrivare fuori tempo massimo
Il silenzio e la lentezza di Hatoyama dà ai nervi ai giornalisti giapponesi e all’opinione pubblica. Sugli “elementi incoraggianti” qualcosa è trapelato . Il primo ministro penserebbe alla costruzione di un enorme piattaforma galleggiante al largo della baia di Henoko per un eliporto a disposizione dei marines. È un piano che era già stato preso in considerazione dal governo di Tokyo negli anni 1996-98. In questo modo perderebbe forza l’obiezione dell’inquinamento della baia. Inoltre il 28 aprile Hatoyama ha rivelato il piano di spostare da 1000 a 2500 marines americani dalla base di Futenma all’isola di Tokunoshima, presso la città di Kagoshima (Kyushu).
Ma ai critici le due proposte non sembrano realizzabili. La prima perchè tutta la popolazione di Okinawa si è ormai espressa contro un’ulteriore presenza di basi americane nell’isola; la seconda, perchè l’ex parlamentare Torao Tokuda, personalità assai influente dell’isola di Tokunoshima, ha rifiutato l’idea. Hatoyama ha ribadito di credere nel suo progetto e si prepara a un confronto col governatore di Okinawa. Tutto dovrà essere comunque deciso entro la fine di maggio, il limite di tempo auto impostosi. La lentezza e i silenzi del primo ministro irritano giornalisti e popolazione. Hatoyama arrischia di arrivare fuori tempo massimo.
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