L’influenza aviaria colpisce di nuovo l’Asia, dalla Cina all’India, fino all'Egitto
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Con l’inverno, l’influenza aviaria è tornata a flagellare l’Asia e costringe ad abbattere interi allevamenti di polli. Dall’India alla Cina alla Cambogia, la gente protesta contro le autorità, pronte a ordinare l’uccisione dei volativi ma non a risarcire i danni.
Il Paese più colpito appare l’India, con contagi segnalati in almeno 3 Stati. Negli ultimi 3 giorni a Malda (Bengala Occidentale) le autorità sanitarie hanno abbattuto 9.373 uccelli, nonostante l’opposizione degli abitanti che nascondono i polli e aggrediscono i funzionari. Gli allevatori protestano che il risarcimento tra 20 e 50 rupie (tra 29 e 73 centesimi di euro) per ogni pollo è insufficiente.
Centinaia di migliaia di polli sono stati già abbattuti nell’Assam e a Meghalaya, mentre centinaia di villaggi sono sotto osservazione per stroncare sul nascere ogni contagio. Nel solo Bengala occidentale, l’allevamento avicolo è un’industria che vale 5 miliardi di rupie (circa 73 milioni di euro) e lo scorso gennaio per stroncare una vasta epidemia sono stati uccisi 4 milioni di volatili. Nell’Orissa sono vietate le importazioni di pollame, ci sono controlli al confine su ogni veicolo e sono state abbattute migliaia di polli per non meglio spiegati “fini precauzionali”.
In Cina sono stati uccisi oltre 377mila polli nel Jiangsu per contenere il contagio scoperto il 15 dicembre in 2 diverse zone, a Dongtai e nella contea di Hainan, primo segnalato nel Paese da giugno. Le autorità dicono che la malattia è stata portata da uccelli migratori, ma non danno informazioni precise su quanto sia diffusa. Ordinata una rigida quarantena e il divieto di trasportare gli uccelli altrove.
Nelle settimane scorse l’influenza aviaria è stata scoperta anche a Hong Kong, dove sono stati uccisi 80mila polli. Pure a Taiwan sono in corso accertamenti su polli morti, ma finora le autorità non confermano contagi.
In Cambogia il virus H5N1 ha contagiato un giovane di 19 anni, mentre la malattia è confermata nella provincia di Kandal, 50 chilometri a sud di Phnom Penh.
In Egitto il 15 dicembre una ragazza di 16 anni è morta per il contagio. E’ la vittima n. 23 del Paese, la 247ma nel mondo dal 2003. L’Indonesia la settimana scorsa ha confermato 2 nuove persone malate.
L’Organizzazione mondiale della Sanità ha invitato i governi a “non abbassare la guardia” per il pericolo che il virus possa sempre mutare in una forma trasmissibile in via diretta all’uomo.