L’impegno della Chiesa giapponese fra le vittime di tsunami e crisi nucleare
Lo scorso 19 marzo la diocesi di Saitama (Ibaraki) al confine con la prefettura di Fukushima, ha creato nella città Mito uno speciale centro per sostenere le migliaia di persone fuggite dalle aree contaminate dalla fuga radioattiva della centrale nucleare.
Anche i cattolici residenti nelle città a sud di Tokyo hanno fornito il loro aiuto agli sfollati e in questi giorni hanno dato ospitalità a stranieri e famiglie di giapponesi in fuga dalla capitale per il pericolo di radiazioni.
Il sacerdote sottolinea che nella diocesi di Sendai non si hanno ancora contatti con la maggior parte delle parrocchie danneggiate dallo tsunami. Tuttavia, le squadre di soccorso hanno riprinistato parte delle vie di comunicazione con le prefetture a nord – est di Sendai, dove per il momento è ancora vietato l’accesso ai non residenti.
Ieri, l’arcivescovo di Tokyo, mons. Peter Okada Takeo ha invitato i giapponesi e gli stranieri in fuga dal Paese a non avere paura e a pregare per il Giappone. In un messagio, il prelato ha assicurato la sua vicinanza spirituale a tutti coloro che si trovano in difficoltà. “In tutte le parti del mondo – ha affermato – milioni di persone stanno pregando per il Giappone”.
Intanto, la Banca mondiale ha pubblicato oggi la stima dei costi per la ricostruzione, che ammonta a circa 234 miliardi di euro.