L’esercito in piazza manifesta il no a un colpo di Stato
I vertici delle forze armate hanno sfilato insieme a migliaia di soldati per smentire la preparazione di un colpo di Stato. Da inizio mese, ogni giorno migliaia di persone chiedono la caduta del governo, accusato di corruzione, violenza e compravendita di voti.
Manila (AsiaNews) – Le forze armate delle Filippine sostengono il governo guidato da Gloria Macapagal Arroyo, nonostante le diverse accuse di corruzione mosse contro di lei e le manifestazioni che da giorni si svolgono per tutto il Paese per chiedere le sue dimissioni. Lo confermano i vertici militari filippini, che ieri hanno sfilato insieme a migliaia di soldati per le vie della capitale.
Avelino Razon, capo della polizia, dice: “Siamo qui per smentire le voci che ci vogliono impegnati a preparare un colpo di Stato. Con i militari siamo solidali, uniti ed a favore del governo”. La dichiarazione fa riferimento a diversi messaggi, inviati sui cellulari di buona parte della popolazione, che chiedono di sostenere l’esercito nella sua lotta contro la Arroyo.
Questo è il quarto tentativo, in 4 anni, di rovesciare il governo Arroyo: il mandato scade nel 2010, ma l’opposizione accusa il presidente di aver preso tangenti, comprato voti ed essere ricorsa alla violenza elettorale per essere rieletta nel corso delle consultazioni del 2005. All’inizio del mese, oltre 10mila persone hanno sfilato per le strade di Manila chiedendo la caduta del governo, e da allora ogni giorno migliaia di persone in punti diversi del Paese ripetono la richiesta.
La Chiesa cattolica, molto influente nel Paese, non ha preso posizione: i vescovi, in una dichiarazione pubblicata a metà mese, chiedono “chiare linee guida dal governo in carica”, ma non appoggiano le proteste anti-Arroyo. Un missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere a Zamboanga, p. Giulio Mariani, spiega ad AsiaNews che “i vescovi chiedono un’azione comune per la preghiera ed il discernimento, non la caduta del governo”.
Proprio per questo, continua p. Mariani, “era prevista per il 29 una veglia di preghiera di tutte le scuole della diocesi. Il nostro vescovo ci ha chiesto di trasformarla in una ‘assemblea’, senza alcun carattere politico”.
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