L’esempio di p. Thomas sacerdote e martire, vittima del maoismo
Mumbai (AsiaNews) – “Ha vissuto per i più poveri tra i poveri, spesso affrontando la minaccia della violenza che lo ha condotto verso il martirio, confermando la sua conformità alla missione di Cristo Crocifisso”. Con queste parole p. M.K. Jose, gesuita, racconta ad AsiaNews il sacrificio di p. Anchanikal T. Thomas, suo confratello, rapito dai maoisti e trovato morto il 25 ottobre 1997 mentre investigava sui soprusi a danno della popolazione del villaggio di Sirka (Jharkhand) e ritrovato morti due giorni dopo.
Da ieri gli Stati indiani di Jharkhand, Bihar, Bengala Occidentale e Chhattisgarh sono in allerta per lo sciopero generale organizzato dai maoisti del Naxals. Essi protestano contro l’offensiva lanciata nel 2009 dal governo di New Delhi e lo scorso 17 maggio, nello Stato del Chhatishgart, un commando di ribelli ha fatto saltare in aria un autobus uccidendo oltre 40 persone tra civili e forze speciali di polizia. In risposta all’attacco il governo ha annunciato oggi il ricorso all’aviazione militare contro le armate maoiste del People's Liberation Guerrilla Army. In questa situazione a farne le spese è la popolazione di origine indigena da oltre 40 anni vittima da un lato dei soprusi dei proprietari terrieri, che espropriano i terreni per sfruttarne le risorse, dall’altro dei guerriglieri maoisti. Per questa gente l’unica speranza è data dalla testimonianza di persone come p. A.T. Thomas, che hanno speso la loro vita a favore dei poveri.
P. M.K. Jose, afferma: “La passione per la dignità di qualsiasi essere umano guidava il suo ministero. Lui lavorava senza sosta per sviluppare una rete di scuole serali nel distretto di Hazaribag. Grazie alle lezioni, la gente ha iniziato a condividere con lui anche altre preoccupazioni. Le questioni legate ai problemi sociali a ai bisogni sono iniziati ad emergere e p. Thomas ha iniziato a coinvolgersi in ogni ambito della vita di queste persone. P. A.T. Thomas si è sentito chiamato a stare dalla parte dei poveri e delle vittime di qualsiasi forma di ingiustizia. Così egli ha iniziato a dialogare con la gente, cercando un modo per aiutare la popolazione costretta a lavorare sotto la morsa di latifondisti e usurai”. Il sacerdote cita come esempio il caso del villaggio di Azad Nagar (Città libera) situato nel distretto di Hazaribaugh. Qui vivono 25 famiglie appartenti al gruppo dei Bhuyian, fuori casta costretti per la vita a lavorare come schiavi, che grazie all’aiuto di p. Thomas hanno comprato i terreni e costruito le proprie abitazioni, liberandosi dalla schiavitù.
“P. Thomas – continua – è stato una vittima della violenza maoista, ma la sua morte ha arricchito la missione dei Gesuiti nel distretto di Hazaribagh”. Il sacerdote dice che ora dalit e poveri vivono con dignità, e l’educazione e l’assistenza data dalla missione li ha aiutati a diventare autosufficienti. “Essi – afferma – hanno una speranza più luminosa per i loro figli, e p. Thomas è ancora amato da quelli che lui ha servito”. Il sacerdote dice che ogni anno migliaia di dalit e tribali del distretto fanno visita alla sua tomba per ricordare il suo sacrificio.