L’elezione di Yoshihiko Noda per sanare una crisi politico-sociale
di Pino Cazzaniga
Il nuovo premier (che è anche presidente del Partito democratico del Giappone) è stato votato dai più “idealisti” del partito, mettendo in minoranza lo “shogun” Ozawa, che nella sua storia ha cambiato molti schieramenti ed è stato sempre vittorioso. La popolazione sembra apprezzare.
Tokyo (AsiaNews) - La scorsa settimana il partito democratico del Giappone (Dpj) ha eletto il suo nuovo presidente in sostituzione del dimissionario Naoto Kan, che dal giugno del 2010 deteneva anche la carica di primo ministro. E’ risultato vincitore Yoshihiko Noda (54), ministro delle finanze, accolto come premier anche dalla Camera bassa. Crediamo di poter dire che l’importanza dell’avvenimento è tale da superare di molto l’ambito di un partito politico perchè, a nostro parere, la posta in gioco è la soluzione di una grave crisi politico-sociale.
Un’elezione paradossale
L’avvenimento ha aspetti paradossali almeno per due motivi: l’esiguo numero degli elettori (398)e la brevità del tempo di preparazione e svolgimento (tre giorni). Certo, alle elezioni interne a un partito vi partecipano solo i tesserati, che, pero’, nel caso del Dpj, sono parecchie migliaia. Ma secondo il regolamento del partito, quando sono in corso i lavori alla Dieta (Parlamento), solo i parlamentari del partito hanno diritto al voto: 398, nel nosto caso. L’attuale sessione parlamentare si chiudeva il 31 agosto, e quindi si doveva procedere a scegliere il nuovo presidente dal partito almeno due giorni prima della chiusura del parlamento: la direzione del Dpj ha fissato l’inizio della “propaganda elettorale” per sabato 27 agosto e l’ elezione per lunedi’ 29.
Nessuno delle tre colonne del partito: Naoto Kan (65 anni), Yukio Hatoyama (64) e Ichiro Ozawa (69), poteva candidarsi; il primo perche’ definitivamente dimissionario; il secondo per essersi dimesso nel 2010 per una trattativa con Obama circa la presenza di militari statunitensi in una base in Giappone trattativa biasimata da molti; il terzo, politico astuto e efficace, perche’ sospeso dal partito per aver accettato fondi politici in modo illecito.
Problemi politici a lungo disattesi
Il Giappone, popolo e dirigenti, si trova di fronte a problemi drammatici che la classe politica troppo a lungo ha disatteso: l’arco di tempo durante il quale i problemi si sono acutizzati si estende dall’ 11 marzo ad oggi . Li riassumimo: “il triplice disastro” nel nord est: terremoto e tsunami ha distrutto un’area lungo 600 chilometri di costa e ucciso circa circa 20 mila persone obbligando altre centinaia di migliaia a andare esuli in varie parti del Giappone; i danni della centrale nucleare di Fukushima (medesima zona), con fuoriuscita di radiazioni dannose; infine, la valutazione troppo alta dello yen che danneggia le esportazioni.
Verso un nuovo panorama politico
Pur riconoscendo che la crisi è seria, vista nel suo contesto storico può anche essere considerata una crisi di crescita sociale ed economica. La presentiamo sinteticamente indicando due date e due nomi. Le date sono il 1955 e il 2009 e i nomi scelti come elementi di riferimento simbolico, sono Seiji Maehara (49 anni) e Ichiro Ozawa (69).
Il Giappone, uscito sconfitto dalla guerra del Pacifico (1940-45), ha riconquistato la piena giurisdizione sul proprio paese nel 1952. Nel dopoguerra (1955) si e’ creato il Partito liberal democratico(Ldp) che ha governato con maggioranza assoluta il Paese o, da ultimo, assieme a qualche partito minore, fino al 2009.
I partiti di opposizione, compreso il consistente partito socialista, non sono mai riusciti a scalzarlo dalla posizione di governo.
Ma nel 1998 alcuni membri del Ldp sono usciti dal partito e associando partiti minori hanno creato il Partito democratico del Giappone (Democratic Party of Japan: Dpj). In seguito anche Ozawa, figura di primo piano nell’Ldp, ha lasciato , formando un suo piccolo partito, fino a quando, nel2003, ha deciso di entrare anche lui e i suoi seguaci nel Dpj. Anche qui in poco tempo ha assunto ruoli direttivi fino ad esserne eletto presidente, carica che ha tenuto dal 2006 al 2009.
Ozawa domina su un gruppo di 120 deputati. Per questo, la sua influenza nelle recenti elezioni del presidente è stata enorme. Di recente è stato indiziato dalla procura per aver acquistato illecitamente un terreno a Tokyo e in settembre si celebrera il processo.
Il primo fallimento di Ozawa
Lo “shogun-ombra”, come Ozawa è chiamato dai media, ha molto influito sulle ultime recenti elezioni del presidente del partito, che, in Giappone, sono la premessa per candidarsi alla carica di primo ministro.
Il numero alto dei candidati – cinque - è un altro elemento che concorre a qualificare come paradossali queste elezioni. In pratica solo tre avevano chance di vittoria. Seiji Maehara, il più popolare, entrato in parlamento all’eta’ di 28 anni,
Yoshihiko Noda (54), ministro delle finanze , forte sostenitore dell’aumento delle tasse per porre rimedio al deterioramento delle finanze pubbliche, e Banri Kaieda (62), capo del ministero dell’economia e del commercio, il più potente dei ministeri. Kaieda era il candidato sostenuto da Ozawa.
Fin dall’inizio si è capito che i contendenti erano divisi in due gruppi:“pro-Ozawa” e “anti-Ozawa”. In altre parole la scelta era tra la “politica dei numeri” e la “politica degli ideali”. Sarebbe stato eletto chi avrebbe ottenuto 200 voti o piu’. Poiche’ Osawa comanda un gruppo di 120 parlamentari, la previsione di vittoria era dalla parte di Kaieda. E di fatti, il risultato della prima votazione giustificava la previsione: 143 voti per Kaieda e 102 per Noda. Il risultato è stato ribaltato alla seconda votazione perchè Maehara, fedele a un accordo previo con Noda, ha fatto confluire i voti dei suoi elettori sul nome di Noda, che è cosi’ risultato vincitore con 215 voti contro i 177, ottenuti da Kaieda.
Partecipazione indiretta dei cittadini
Trattandosi di una questione interna al partito, la popolazione non ha partecipato in modo diretto a queste elezione. Ma a giudicare dal numero e dalla qualità degli articoli sull’argomento apparsi su tutti i principali quotidiani e dalle ore ad esso dedicate dalle principali reti televisive e radiofoniche, appare che la popolazione ha seguito l’evento con molto interesse e senso critico.
Ogni fine settimana i deputati lasciano le loro residenze nella capitale per passare i fine-settimana nelle città e paesi di origine dove hanno conversazioni con gli elettori su tempi politici importanti come è certamente quello dell’elezione di un nuovo presidente del partito divenuto capo del governo.
Un’elezione paradossale
L’avvenimento ha aspetti paradossali almeno per due motivi: l’esiguo numero degli elettori (398)e la brevità del tempo di preparazione e svolgimento (tre giorni). Certo, alle elezioni interne a un partito vi partecipano solo i tesserati, che, pero’, nel caso del Dpj, sono parecchie migliaia. Ma secondo il regolamento del partito, quando sono in corso i lavori alla Dieta (Parlamento), solo i parlamentari del partito hanno diritto al voto: 398, nel nosto caso. L’attuale sessione parlamentare si chiudeva il 31 agosto, e quindi si doveva procedere a scegliere il nuovo presidente dal partito almeno due giorni prima della chiusura del parlamento: la direzione del Dpj ha fissato l’inizio della “propaganda elettorale” per sabato 27 agosto e l’ elezione per lunedi’ 29.
Nessuno delle tre colonne del partito: Naoto Kan (65 anni), Yukio Hatoyama (64) e Ichiro Ozawa (69), poteva candidarsi; il primo perche’ definitivamente dimissionario; il secondo per essersi dimesso nel 2010 per una trattativa con Obama circa la presenza di militari statunitensi in una base in Giappone trattativa biasimata da molti; il terzo, politico astuto e efficace, perche’ sospeso dal partito per aver accettato fondi politici in modo illecito.
Problemi politici a lungo disattesi
Il Giappone, popolo e dirigenti, si trova di fronte a problemi drammatici che la classe politica troppo a lungo ha disatteso: l’arco di tempo durante il quale i problemi si sono acutizzati si estende dall’ 11 marzo ad oggi . Li riassumimo: “il triplice disastro” nel nord est: terremoto e tsunami ha distrutto un’area lungo 600 chilometri di costa e ucciso circa circa 20 mila persone obbligando altre centinaia di migliaia a andare esuli in varie parti del Giappone; i danni della centrale nucleare di Fukushima (medesima zona), con fuoriuscita di radiazioni dannose; infine, la valutazione troppo alta dello yen che danneggia le esportazioni.
Verso un nuovo panorama politico
Pur riconoscendo che la crisi è seria, vista nel suo contesto storico può anche essere considerata una crisi di crescita sociale ed economica. La presentiamo sinteticamente indicando due date e due nomi. Le date sono il 1955 e il 2009 e i nomi scelti come elementi di riferimento simbolico, sono Seiji Maehara (49 anni) e Ichiro Ozawa (69).
Il Giappone, uscito sconfitto dalla guerra del Pacifico (1940-45), ha riconquistato la piena giurisdizione sul proprio paese nel 1952. Nel dopoguerra (1955) si e’ creato il Partito liberal democratico(Ldp) che ha governato con maggioranza assoluta il Paese o, da ultimo, assieme a qualche partito minore, fino al 2009.
I partiti di opposizione, compreso il consistente partito socialista, non sono mai riusciti a scalzarlo dalla posizione di governo.
Ma nel 1998 alcuni membri del Ldp sono usciti dal partito e associando partiti minori hanno creato il Partito democratico del Giappone (Democratic Party of Japan: Dpj). In seguito anche Ozawa, figura di primo piano nell’Ldp, ha lasciato , formando un suo piccolo partito, fino a quando, nel2003, ha deciso di entrare anche lui e i suoi seguaci nel Dpj. Anche qui in poco tempo ha assunto ruoli direttivi fino ad esserne eletto presidente, carica che ha tenuto dal 2006 al 2009.
Ozawa domina su un gruppo di 120 deputati. Per questo, la sua influenza nelle recenti elezioni del presidente è stata enorme. Di recente è stato indiziato dalla procura per aver acquistato illecitamente un terreno a Tokyo e in settembre si celebrera il processo.
Il primo fallimento di Ozawa
Lo “shogun-ombra”, come Ozawa è chiamato dai media, ha molto influito sulle ultime recenti elezioni del presidente del partito, che, in Giappone, sono la premessa per candidarsi alla carica di primo ministro.
Il numero alto dei candidati – cinque - è un altro elemento che concorre a qualificare come paradossali queste elezioni. In pratica solo tre avevano chance di vittoria. Seiji Maehara, il più popolare, entrato in parlamento all’eta’ di 28 anni,
Yoshihiko Noda (54), ministro delle finanze , forte sostenitore dell’aumento delle tasse per porre rimedio al deterioramento delle finanze pubbliche, e Banri Kaieda (62), capo del ministero dell’economia e del commercio, il più potente dei ministeri. Kaieda era il candidato sostenuto da Ozawa.
Fin dall’inizio si è capito che i contendenti erano divisi in due gruppi:“pro-Ozawa” e “anti-Ozawa”. In altre parole la scelta era tra la “politica dei numeri” e la “politica degli ideali”. Sarebbe stato eletto chi avrebbe ottenuto 200 voti o piu’. Poiche’ Osawa comanda un gruppo di 120 parlamentari, la previsione di vittoria era dalla parte di Kaieda. E di fatti, il risultato della prima votazione giustificava la previsione: 143 voti per Kaieda e 102 per Noda. Il risultato è stato ribaltato alla seconda votazione perchè Maehara, fedele a un accordo previo con Noda, ha fatto confluire i voti dei suoi elettori sul nome di Noda, che è cosi’ risultato vincitore con 215 voti contro i 177, ottenuti da Kaieda.
Partecipazione indiretta dei cittadini
Trattandosi di una questione interna al partito, la popolazione non ha partecipato in modo diretto a queste elezione. Ma a giudicare dal numero e dalla qualità degli articoli sull’argomento apparsi su tutti i principali quotidiani e dalle ore ad esso dedicate dalle principali reti televisive e radiofoniche, appare che la popolazione ha seguito l’evento con molto interesse e senso critico.
Ogni fine settimana i deputati lasciano le loro residenze nella capitale per passare i fine-settimana nelle città e paesi di origine dove hanno conversazioni con gli elettori su tempi politici importanti come è certamente quello dell’elezione di un nuovo presidente del partito divenuto capo del governo.
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