L’arcivescovo di Hanoi a Roma per cure mediche
di Emily Nguyễn
Mons. Kiet è in Italia dal 5 marzo. Prima di partire ha tranquillizzato coloro che temono un accordo del Vaticano con il governo vietnamita che a più riprese ha chiesto il suo allontanamento dalla capitale.
Hanoi (AsiaNews) - L’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngo Quang Kiet è partito dalla capitale del Vietnam e dal 5 marzo è a Roma per cure mediche. Il prelato, che dall’inizio di gennaio è stato curato nel monastero di Chau Son, è accompagnato da don Alfonse Pham Hung ed è in Italia su invito della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e del Pontificio consiglio Cor Unum. A Roma è stato accolto da un gruppo di religiosi e fedeli vietnamiti.
Mons. Kiet soffre di insonnia cronica e stress, condizione attribuibile alle pressioni subite nella guida della sua arcidiocesi e per la quale i medici vietnamiti hanno esaurito le cure a loro disposizione.
Prima della sua partenza, mons. Kiet ha avuto manifestazioni di vicinanza, affetto e solidarietà da vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli di tutto il nord del Vietnam.
La notizia della sua partenza per Roma ha creato controversie e illazioni su una sua possibile rimozione da arcivescovo di Hanoi, sulla base di un accordo del Vaticano col governo vietnamita che a più riprese ne ha chiesto l’allontanamento. Lo stesso mons. Kiet ha però serenamente negato tale ipotesi. “Se Dio vorrà - ha detto – mi donerà la benedizine di una buona salute e io potrò a servire. Per quanto tempo dureranno le cure lo decideranno i medici”.
A una delegazione di Vinh venuta a salutarlo e che gli ha espresso preoccupazione per le incertezze del futuro, l’arcivescovo ha ricordato che “siamo sacerdoti, non dobbiamo temere che Dio. Se questo è ciò che Dio vuole, dobbiamo servire nella fede, non nella paura”. Egli ha invitato poi a “parlare nella verità” e a “vivere in comunione all’interno della Chiesa per farla vivere forte e sicura. Qualunque cosa facciate, rinforzate la vostra fede in Dio, confidando nella sua benedizione e nella sua potenza, per ottenere la pace finale. La vostra preghiera e solidarietà sono le armi della Chiesa”.
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