L’amore per gli ultimi di p. Tentorio strumentalizzato da militari e maoisti
L’esercito filippino sostiene che il sacerdote, ucciso lo scorso 17 ottobre, era sospettato di avere legami con i ribelli del New People’s Army. In un articolo i maoisti lo elogiano come un “vero comunista”. Fonti di AsiaNews: “P. Fausto era innanzitutto un sacerdote. La sua vita era stare con i poveri incurante di strumentalizzazioni politiche”.
Kidapawan (AsiaNews) – Esercito filippino e ribelli maoisti del New People’s Army strumentalizzano la figura di p. Fausto Tentorio, il missionario del Pontificio istituto missioni estere (Pime) assassinato lo scorso 17 ottobre ad Arakan, in North Cotabato.
Oggi, i militari hanno sostenuto che il sacerdote, da 30 anni al servizio delle popolazioni tribali dell’Arakan Valley, era sospettato di avere contatti con i ribelli maoisti, molto attivi nella zona. Da parte sua, l’Npa ha fatto pubblicare a sue spese un lungo articolo sul quotidiano filippino Inquirer in cui definisce il sacerdote come un vero “comunista”, elogiando il suo lavoro con i poveri.
Una fonte anonima di AsiaNews sottolinea che tutti hanno frainteso l’operato di p. Fausto e il suo essere uomo di Dio. “Egli era innanzitutto un sacerdote – spiega - la sua vita, la sua vocazione era stare con gli ultimi, incurante dei pericoli e delle strumentalizzazioni politiche. Il fatto che i ribelli lo stimassero non prova nulla, ma ciò ha influenzato lo stesso il giudizio dell’esercito. Padre Fausto non aveva scelta, non poteva abbandonare i suoi tribali per evitare le lusinghe dei maoisti e difendersi dai sospetti dei militari”.
La fonte di AsiaNews afferma che “con queste voci la popolazione dell’Arakan Valley ha paura di una reazione dei militari e non vuole parlare. Solo i ribelli possono chiarire la situazione, dichiarando che p. Fausto non è mai stato in contatto con loro”.
Intanto, proseguono le indagini sulla morte del missionario. Ieri Francisco Baraan, responsabile della task-force per gli omicidi extra-giudiziali del dipartimento di giustizia (Departiment of Justice, Doj), ha annunciato che la prossima settimana la sua squadra riprenderà le indagini a Kidapawan. Esse erano state interrotte per permettere i funerali di p. Fausto celebrati lo scorso 25 ottobre. (S.C.)
Oggi, i militari hanno sostenuto che il sacerdote, da 30 anni al servizio delle popolazioni tribali dell’Arakan Valley, era sospettato di avere contatti con i ribelli maoisti, molto attivi nella zona. Da parte sua, l’Npa ha fatto pubblicare a sue spese un lungo articolo sul quotidiano filippino Inquirer in cui definisce il sacerdote come un vero “comunista”, elogiando il suo lavoro con i poveri.
Una fonte anonima di AsiaNews sottolinea che tutti hanno frainteso l’operato di p. Fausto e il suo essere uomo di Dio. “Egli era innanzitutto un sacerdote – spiega - la sua vita, la sua vocazione era stare con gli ultimi, incurante dei pericoli e delle strumentalizzazioni politiche. Il fatto che i ribelli lo stimassero non prova nulla, ma ciò ha influenzato lo stesso il giudizio dell’esercito. Padre Fausto non aveva scelta, non poteva abbandonare i suoi tribali per evitare le lusinghe dei maoisti e difendersi dai sospetti dei militari”.
La fonte di AsiaNews afferma che “con queste voci la popolazione dell’Arakan Valley ha paura di una reazione dei militari e non vuole parlare. Solo i ribelli possono chiarire la situazione, dichiarando che p. Fausto non è mai stato in contatto con loro”.
Intanto, proseguono le indagini sulla morte del missionario. Ieri Francisco Baraan, responsabile della task-force per gli omicidi extra-giudiziali del dipartimento di giustizia (Departiment of Justice, Doj), ha annunciato che la prossima settimana la sua squadra riprenderà le indagini a Kidapawan. Esse erano state interrotte per permettere i funerali di p. Fausto celebrati lo scorso 25 ottobre. (S.C.)
Vedi anche