L’Ue in Asia centrale per parlare di diritti e petrolio
Tashkent (AsiaNews/Agenzie) – L’Unione europea discute con le autorità uzbeke la situazione dei diritti umani. La visita in Asia centrale di una delegazione di alto livello, guidata dal ministro tedesco degli Esteri, vuole costituire l’inizio di maggiori rapporti diretti con questi Stati, per un cooperazione economica ed energetica ma anche nel campo dei diritti umani.
Il massimo riserbo circonda i colloqui del 2-4 aprile tra delegazione Ue e funzionari del governo e della giustizia uzbeka. In agenda anche incontri con avvocati di attivisti detenuti e con gli stessi detenuti. L’Ue a maggio deve decidere se confermare le sanzioni contro Tashkent, dopo che questa ha di nuovo rifiutato un’indagine indipendente sul massacro di Andijan del maggio 2005.
In precedenza, il 27 e 28 marzo ad Astana (Kazakistan), in un incontro della delegazione Ue con gli Stati dell’Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan), il ministro uzbeko degli Esteri, Vladimir Norov, ha ribadito che il suo governo “non intende spiegare le sue azioni a nessuno” e si è richiamato alla “non interferenza negli affari interni” di uno Stato sovrano.
Il delegato Ue Pierre Morel, con fare conciliante, ha osservato che è comunque importante la partecipazione di Norov agli incontri e ha auspicato che il dialogo e il confronto continuino. Analisti temono che la necessità delle fonti energetiche possa prevalere sulla tutela dei diritti.
Al Kazakistan l’Ue propone di costruire un oleodotto attraverso l’Ucraina, da Odessa sul Mar Nero a Brody vicino al confine polacco. Ma il presidente Nursultan Nazarbaev ha chiarito che parteciperà solo a un progetto in cui sia coinvolta la Russia. Il Paese già trasporta 15 milioni di tonnellate di greggio annui per l’oleodotto Atyrau-Samara attraverso la Russia, verso la quale ha una grossa dipendenza economica. Inoltre il trasporto del petrolio con il nuovo oleodotto attraverso il Caucaso sarebbe più costoso e, quindi, non vantaggioso. Per questo il ministro kazako per l’Energia, Baktykozha Izmukhambetov, parla invece di portare il petrolio dal porto russo di Novorrossiisk sul Mar Nero a quello bulgaro di Burgas e da lì con un oleodotto di 280 chilometri fino alla greca Alexandroupolis.