L’Islam Salafita e la piovra del terrorismo islamico
Beirut (AsiaNews) - I sanguinosi attacchi in Algeria, i kamikaze in Marocco dimostrano ancora una volta che la violenza del fondamentalismo islamico è una violenza interna all’Islam. Al contrario di ciò che pretendono alcuni occidentali, essa non è una reazione alla “aggressione dell’occidente”. La causa è interna a un certo pensiero musulmano.
Il terrorismo islamico ha per causa l’islamismo, cioè una certa lettura del Corano e della Sunnah, che si è diffusa nelle scuole coraniche e nelle più famose università islamiche, come quella di Al-Azhar del Cairo. Il terrorismo islamico – specie nel mondo sunnita - ha per causa il Salafismo, cioè un attaccamento cieco alla tradizione degli Anziani, di chi ci ha preceduto (salaf), una lettura letteralista e irrigidita, senza vita e senz’anima.
Il terrorismo non è una malattia dell’islam: esso è solo la manifestazione di una malattia più profonda, di un certo modo di concepire la religione islamica e la vita umana. Da questo punto di vista, occorre combattere il terrorismo non solo con la fora delle armi, ma anche con quelle della cultura promuovendo una lettura più aperta del Corano.
Il terrorismo islamico è ideologico
Il terrorismo islamico non è né violenza gratuita, né brutalità, ma una ideologia religiosa. Esso è vissuto come un bene, un dovere sacro essendo l’applicazione concreta della volontà divina, espressa con chiarezza in alcuni brani del Corano, in alcune pratiche del Profeta dell’Islam e dei suoi detti.
Per gli islamismi e i terroristi, la maggioranza dei musulmani che non la pensano così, sono solo degli ipocriti (munâfiqûn), come le ha definito Dio stesso nel Corano, che non meritano il nome di musulmani.
E gli Stati musulmani? Non sono islamici, sono una caricatura dell’Islam: meritano ancora più il termine d’ipocriti, perché hanno copiato le loro costituzioni su quelle occidentali (il che è vero in gran parte) aggiungendo qualche elemento musulmano. Così facendo hanno “ingannato” i loro popoli. Sono peggio ancora degli Stati occidentali e dei governi occidentali che almeno non ingannano i musulmani!
Questo è l’islamismo che vediamo tutti i giorni in tanti Paesi musulmani. I Salafiti algerini, i Talebani afgani non sono che alcune delle forme di questa piovra gigantesca, che non ha solo otto braccia, ma decine: in Pakistan, Somalia, Nord Nigeria, Egitto, Marocco, Arabia Saudita, Iran, Malaysia, Indonesia ... e domani in Europa. Non intendo affatto essere allarmista. Voglio solo dire che è un movimento tentacolare che si diffonde per natura sua ove trova un terreno propizio, un humus preparato.
Il rapporto tra islamismo e salafismo
É essenziale capire il legame intrinseco tra islamismo e salafismo, insieme alla differenza fra i due.
Il pensiero salafita è radicato nel Corano e nella Sunnah, cioè trova la sua giustificazione ed elabora il suo pensiero e il suo modo di vivere a partire dal Corano e della Sunnah. Il pensiero salafita non è nato all’epoca moderna, ma risale ai primi secoli dell’Islam. Questo pensiero è una delle tradizioni interpretative del Corano e della Sunnah.
La corrente islamista si appoggia all’interpretazione salafita dell’Islam e la radicalizza, facendone delle applicazioni concrete, con propaganda intensa, presentandosi come l’unica interpretazione autentica dell’Islam. Essa estremizza il salafismo, prescrivendo regole precise che vanno applicate a decine di atti della vita quotidiana.
Ad esempio si regola il modo di mangiare o di digiunare, di vestirsi, di pregare con tutte le regole della purezza rituale; si danno indicazioni nelle relazioni del musulmano con gli altri (secondo che si tratta di uomini o di donne, di musulmani o di non-musulmani, ecc.), nella scelta del mestiere e nel modo di condurlo, nell’uso che si fa del denaro e nel modo di metterlo in banca, nel sesso (come e quando si può fare, con chi) come naturalmente nel matrimonio: insomma in una infinità di gesti della vita quotidiana. L’islamismo penetra tutto e alla fine lascia poco spazio alla libertà umana e alle scelte personali.
Le fatwa e l’infantilismo terrorista
Una conseguenza caratteristica di questa concezione dell’Islam è il fenomeno sociale ormai invadente delle fatwa. In questo quadro, il fedele musulmano si sente ignorante della sua religione, incapace di discernere il giusto del falso, di scegliere tra il “bene islamico” e il male, e ha paura di divenire un cattivo musulmano come chi lo circonda, proprio perché gli islamisti hanno inculcato nel credente l’idea che lui è l’unico vero musulmano. Allora, per ogni particolare, si rivolge agli ulema, chiedendo una fatwa.
In Egitto, il fenomeno è arrivato a un punto estremo: ci sono centinaia di migliaia di fatwa all’anno su tutto e su niente. Le fatwa si fanno tramite telefoni specializzati, oppure per domande dirette ai mufti, o ancora tramite internet, o attraverso la radio e la televisione. La conseguenza è una infantilizzazione della fede e del fedele; uno stato di dipendenza totale che impedisce al credente musulmano di riflettere per se stesso e di assumere da adulto la sua vita spirituale e religiosa.
Il pensiero islamista forma delle persone che hanno rinunciato al loro diritto a pensare e a giudicare, per seguire ciecamente gli insegnamenti di chi le indottrina. Riduce il credente a un docile seguace, incapace di usare di pensiero critico. Alla fine, questo docile seguace docile può facilmente diventare anche un terrorista: basta convincerlo che ciò che sta per compiere è un dovere religioso, che piace a Dio e salverà la Comunità (ummah) islamica.
È importante non confondere e identificare l’Islam con l’islamismo, ma è anche necessario spingere i musulmani a rigettare l’islamismo come alterazione dell’Islam autentico e combattere questa tendenza invadente. Da parte delle società occidentali è necessario difendere i musulmani contro l’islamismo. Per questo, cedere anche minimalmente a qualunque richiesta degli islamisti è una regressione che apre a nuovi scenari terroristi.
08/09/2006
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