03/09/2009, 00.00
INDIA
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L’India ricorda p. Colombo e la sua “grandezza di umile servo del Signore”

Ai funerali del missionario del Pime circa 40mila persone tra cui tre ministri dello Stato e la comunità indù. Mons. Joji, vescovo della capitale dell’Andhra Pradesh, ricorda ““il lavoro instancabile per l’emancipazione sociale dei dalit e dei lebbrosi”. Ma soprattutto era "un santo sacerdote".
Hyderabad (AsiaNews) - Circa 40mile persone hanno dato l’ultimo saluto a p. Augusto Colombo, missionario del Pime, scomparso nella notte del 31 agosto all’età di 82 anni, Il funerale del si è svolto nell’ashram Kristu Jyoti e per volontà del sacerdote il corpo è stato sepolto nel Santuario del Bambino Gesù di Warangal, nell’Andhra Pradesh.
 
“Il funerale è stata una testimonianza della grandezza di questo umile servo del Signore”, afferma ad AsiaNews mons. Marampudi Joji, arcivescovo di Hyderabad. “Alle esequie erano presenti tre ministri dello Stato, tre membri del parlamento, la comunità indù della zona, quattro vescovi circa 200 tra sacerdoti , religiosi e religiose”.
 
“Solo pochi mesi fa, nel maggio di quest’anno - racconta mons. Joji -, avevo passato con lui una decina di giorni a Ooty discutendo del lavoro del Pime nell’Andhra Pradesh. Da quando i padri del Pime sono arrivati in India, nel 1855, hanno portato avanti con dedizione un duro lavoro. Il loro amore e la compassione per la gente ha permesso alla popolazione di vivere con dignità e di prendere coscienza del proprio valore: questo è stato il più grande dono che hanno portato. Hanno sostenuto l’emancipazione dei dalit e dei lebbrosi portando un cambiamento di vita nelle due fasce sociali più emarginate della popolazione”.
 
P. Colombo parlava in modo sciolto il telugu, la lingua dello Stato, e comunicava con la gente dei villaggi nel loro dialetto. Anche per questo era considerato un membro della comunità a tutti gli effetti, indiano tra gli indiani. Ricordandone l’opera di missionario ed “il lavoro instancabile per l’emancipazione sociale della popolazione”, il vescovo di Hyderabad afferma: “Oggi i più poveri e gli emarginati nei distretti di Khammam e Warangal, i fuori-casta nel senso letterale del termine, quelli che vivono alla mercè della maggioranza e del volere delle comunità più forti, vivono con dignità e sono autosufficienti” (vedi AsiaNews 31.08.09, “È morto P. Augusto Colombo, con lui i fuori casta vanno all’università”).
 
Di p. Colombo mons. Joji ricorda che “soprattutto era un santo sacerdote”. “La sua esistenza è stata una testimonianza del vangelo. La sua vita ed il suo lavoro sono stati lo strumento per portare tanti a servire Dio e le altre persone bisognose. Egli ha amato davvero ed è stato un padre per tantissimi poveri delle campagne. Oggi so di aver perso un caro amico”. (NC)
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