L’India alle prese con un’inflazione sopra al 15%, il record dell’oro e la crisi di Dubai
di CT Nilesh
La crescita dei prezzi, soprattutto per i beni di prima necessità, crea largo scontento nella popolazione e scambi di accuse tra i partiti. Lo Stato acquista oro, ma dice di avere ancora fiducia nel dollaro. Forti ripercussioni dalla crisi immobiliare di Dubai.
Mumbai (AsiaNews) - In una economia in sviluppo come quella indiana, l’aumento dell’indice di produzione industriale inevitabilmente porta con sé un aumento dei prezzi degli alimentari. In questo mese di novembre l’inflazione ha toccato un record del 15,48 %. I prezzi degli ortaggi e del cibo essenziale hanno avuto un rialzo assurdo. Qualcuno da’ la colpa al recente ciclone Phyan, ma qualcun altro accusa di governo di politiche sbagliate.
Vinod Jadav, che vende ortaggi sia all’ingrosso che al minuto nel mercato di Dadar a Mumbai dice: “Faccio questo mestiere da molti anni, ma non ho mai visto i prezzi salire così in fretta”. Krishnakant Gandhi, che importa cibi congelati, accusa il ministero di manipolare il mercato in maniera tale da favorire la potente lobby locale. Gli esperti rimproverano anche il ministro dell’agricoltura, Sharad Pawar, per le sue frequenti previsioni sull’aumento dei prezzi al minuto per le piogge mancate del monsone. Questo dà ai grossisti il vantaggio psicologico per poter alzare subito i prezzi senza aspettare l’arrivo sul mercato del nuovo raccolto.
Ma anche il primo ministro, Manmohan Singh, intervistato da una scolaresca durante la celebrazione del Children’s Day, quando gli è stato chiesto di fare qualcosa per l’aumento dei prezzi, ha risposto dicendo che qualcosa si può fare, ma quando l’introito nazionale per persona è in aumento, è naturale che anche gli agricoltori si aspettano un guadagno maggiore per i loro prodotti.
Tuttavia il partito del Congress si è mosso velocemente a parare il danno, chiedendo ufficialmente al governo di prendere tutte le misure necessarie per controllare i prezzi. Il segretario generale del Congress, Janardan Diwedi, ha detto che il richiamo era necessario dato che si tratta di “un governo di coalizione e non totalmente del Congress”. Il richiamo era per i ministro dell’agricoltura, Sharad Pawar, che non è un membro del Congress. Il giorno prima di questo richiamo l’opposizione aveva protestato contro il governo per l’aumento dei prezzi degli alimentari essenziali.
Su un altro fronte anche il prezzo dell’oro è aumentato fino a superare le 18.000 rupie (circa 273 euro) per 10 grammi. Una causa di questo aumento è stata l’acquisto da parte della Riserve Bank of India di 200 tonnellate di oro dall’IMF tra il 19 ed il 30 ottobre. Due fattori hanno contribuito a questo aumento di prezzo: la paura di una riduzione del cambio del dollaro ed il sospetto che altre banche centrali comprino oro. Anche la vendita al minuto dell’oro in India è in aumento, dovuta in particolare all’inizio della stagione dei matrimoni. L’India è il maggior mercato dell’oro nel mondo.
Malgrado l’acquisto di oro, il primo ministro Manmohan Singh, durante la sua visita negli USA ha dichiarato: “Per quello che io posso prevedere ora non c’è un sostituto per il dollaro”. Lo scambio di dollari-per-oro della Riserve Bank of India era stato interpretato nelle capitali politiche e finanziarie come un implicito voto di sfiducia nell’economia americana.
Questo è anche in contrasto con le ripetute insinuazioni cinesi che l’epoca del dollaro come moneta di scambio stia ormai finendo. La Cina come primo creditore dell’America ha una ipoteca su Washington. Per il momento Singh versa olio sulle piaghe dell’America.
Un terzo fattore che preoccupa l’economia indiana è la tempesta che sta scatenandosi a Dubai. Ci sono paure che l’impresa Dubai World appartenente al governo, e la sua filiale immobiliare Nakheel siano incapace di pagare i suoi debiti di 59 miliardi di dollari. Queste imprese sono state rovinate dalla caduta del mercato immobiliare dopo la crisi finanziaria mondiale.
Malgrado la risposta coraggiosa del governo indiano, la crisi finanziari che è caduta sul Dubai World minaccia di colpire il mercato del lavoro indiano all’estero che dipende largamente dai contratti di lavoro del Medio Oriente. Questa crisi viene proprio quando le statistiche ufficiali parlano di una caduta al 30% della disoccupazione, l’anno scorso nel Medio Oriente. La conseguenza sarà che le rimesse in India degli emigrati saranno molto di meno dei 43,5 miliardi di dollari del 2007-2008. Orami si sa che quando Dubai starnutisce, l’India del sud, specialmente il Kerala, prende un doppio raffreddore.
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