L’Asia ricorda le vittime dello tsunami e gli impegni non mantenuti
Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – Numerose tristi cerimonie hanno ricordato ieri in Asia il disastroso tsunami del 26 dicembre 2004, con 225mila vittime in oltre 12 Paesi. Migliaia di corpi non identificati furono seppelliti in fosse comuni nei drammatici giorni successivi a uno dei maggiori disastri dell’epoca modera. Grande pietà per le vittime, ma senza dimenticare quanto ancora occorre fare per riparare i danni.
In Indonesia la gente si è riunita per pregare nelle vie e nelle moschee in tutta la provincia di Aceh, Sumatra settentrionale, dove il muro d’acqua ha portato via 168mila persone. Circa mille persone sono tornate in un villaggio alla periferia di Calang, cancellato dall’acqua. Alimudin, 61 anni, ha detto al South China Morning Post che è venuto “per pregare insieme agli altri, per mia moglie e mio figlio periti nello tsunami, sperando che riposino in pace”.
Irwandi Yusuf, governatore di Aceh, ha invitato tutti “ad imparare da questa tragedia come migliorare la nostra devozione verso Dio. Lasciamo alle spalle le nostre lacrime e lavoriamo insieme per ricostruire Aceh, sperando di poter un giorno ripagare il nostro debito verso la comunità internazionale”. I donatori internazionali hanno dato oltre 7 miliardi di dollari per ricostruire Aceh, ma l’opera è ancora lunga. Irwandi è un ex guerrigliero ribelle, che era detenuto in una prigione distrutta dallo tsunami, eletto nel dicembre 2006 dopo la storica pace nella zona che ha posto fine a 29 anni di guerra separatista.
Nello Sri Lanka, che ha avuto 31mila morti e un milione di sfollati, è stato inaugurato un ponte modello nella città costiera di Matara, realizzato con le donazioni sudcoreane. Il presidente Mahinda Rajalpaksa ha osservato due minuti di silenzio alle 9,25, l’ora in cui le prime onde giganti hanno colpito le coste.
In India centinaia di sopravvissuti, specie pescatori con le famiglie, hanno tenuto una processione nel distretto di Nagapattinam, nel meridionale Tamil Nadu, dove sono morte 6mila delle 16mila vittime della nazione. In migliaia si sono radunati sulle coste per pregare. Decine di migliaia di famiglia hanno perso le abitazioni e i gruppi per la tutela dei diritti dicono che ancora 20mila famiglie attendono le promesse nuove case.
In Thailandia presso il mar Andaman i monaci buddisti hanno cantato le loro benedizioni per commemorare le 5.400 vittime del Paese, metà delle quali sono state turisti stranieri. In centinaia, molti stranieri, hanno ascoltato in silenzio le benedizioni dei monaci, tenendo rose rosse in mano. Poi hanno portato i fiori in mare sulla spiaggia Patong a Phuket.
11/03/2006