L’Asia centrale soffoca nello smog
Dopo colpevoli ritardi i governi della regione iniziano a preoccuparsi per i problemi ambientali. Nell’ultimo anno a Bishkek ben 112 persone sono morte solo a causa dell’inquinamento. Popolazione spesso obbligata a utilizzare ogni tipo di combustibile per scaldarsi. Si moltiplicano le proteste.
Mosca (AsiaNews) – I governi degli Stati centrasiatici, dopo colpevoli ritardi, iniziano a preoccuparsi per i sistemi di riscaldamento a combustione fossile per le automobili di modello antiquato e le cattive pianificazioni urbane: le principali cause dei gravi problemi di inquinamento dell’aria che ormai soffocano i cittadini delle metropoli locali.
Le centrali elettriche a carbone e le stufe casalinghe nelle case delle principali città di tutta l’Asia centrale diffondono nell’aria una quantità enorme di derivati tossici; le strade ghiacciate vengono danneggiate dalle vecchie automobili che si muovono lentamente con ruote chiodate sempre più consunte; e le reti social sono intasate dalle discussioni sull’atmosfera irrespirabile, scambiandosi informazioni sull’acquisto di impianti di purificazione dell’aria.
Nel periodo invernale, con le finestre fatiscenti e sigillate con lo scotch da novembre ad aprile, il problema rischia di diventare realmente catastrofico.
La volontà politica di lottare contro l’inquinamento atmosferico è tradizionalmente molto debole nella regione, ma le pressioni dell’opinione pubblica nell’era dell’informatica diventano sempre meno ineludibili, rendendo evidenti le conseguenze sulla salute dei cittadini. Nell’ultimo mese la capitale kirghisa Bishkek ha conquistato il primo posto nella rating di IQ Air delle città con la peggiore qualità dell’aria, tallonata da vicino da Almaty, la principale città del Kazakistan. Nella top-20 delle città peggiori si posizionano stabilmente le capitali kazaka e uzbeka, Astana e Tashkent.
La cappa di smog è ben visibile anche a occhio nudo in tutta la regione, pur con tutte le sue vaste distese della tajga, soprattutto con immagini e riprese dall’alto. Nei giorni di maggior concentrazione di nubi tossiche, tra gli abitanti si diffondono voci di panico alternate all’humour nero, chiedendosi via Twitter pareri sull’efficacia dei purificatori da 1.000 dollari, e se “possono purificare tutta la strada”.
Un medico di Bishkek, Ermes Izmailov, racconta ad Azattyk che sempre più pazienti si lamentano per emicranie e problemi di respirazione: “vediamo nella stagione dell’influenza che i sintomi peggiorano sempre di più, la tosse tipica di due settimane ormai dura più di un mese”. Una ricerca finanziata dall’Unicef attesta che nell’ultimo anno a Bishkek ben 112 persone sono morte solo a causa dell’inquinamento, anche se il governo ha dichiarato di non considerare attendibile questa informazione.
I problemi di questo genere derivano in gran parte dall’eredità sovietica, dove peraltro erano le cittadine di media grandezza a essere più inquinate, per la maggiore concentrazione di impianti dell’industria pesante. In seguito, la crescita della popolazione e del numero delle automobili ha reso la situazione sempre più drammatica, in aree urbane dove un tempo potevano muoversi liberamente solo le persone privilegiate e i funzionari di partito.
I paesi disseminati intorno alle principali città non sono connessi con le infrastrutture del gas, e gli abitanti utilizzano per scaldarsi ogni tipo di combustibile, dal carbone ai rifiuti, fino ai tessuti di scarto, pur di mantenere accesa la stufa. Allo stesso tempo, nelle grandi città crescono come funghi i nuovi palazzi di 20-30 piani, bloccando la circolazione dell’aria. Alcuni governi, come in Kirghizistan, preferiscono utilizzare il carbone più sporco ed economico di produzione locale, invece di prendere quello più caro d’importazione.
Si moltiplicano le proteste anche con manifestazioni di piazza in tante città, a Bishkek e ad Astana, un piccolo centro della steppa che in dieci anni è passato da 20mila a un milione di abitanti, dove su 30mila abitazioni sono solo 5mila ad avere il gas in casa. Nei Paesi più poveri, come Turkmenistan e Tagikistan o lo stesso Kirghizistan, la transizione all’uso di energie più pulite è attualmente improponibile, e si spera almeno in una parziale sostituzione del carbone con il gas e l’elettricità, sperando che l’inverno passi il più presto possibile.
30/09/2016 10:54
24/06/2022 12:39