L’Asia “deve fare di più” per la ripresa economica globale
In apertura del summit dell’Apec, il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Tim Geithner invita i Paesi membri a impegnarsi di più per creare mercati interni e migliorare lo scambio valutario. Una mossa che la Cina ha già definito “troppo ambiziosa” e che porterebbe diversi problemi al gigante asiatico. L’appello della Clinton a Pechino per il rispetto dei diritti umani della sua popolazione.
Honolulu (AsiaNews) - Il continente asiatico deve fare di più per aiutare la ripresa dell’economia globale, colpita da tempeste finanziarie e dalla crisi dell’Eurozona. Lo ha detto il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Tim Geithner, dopo la chiusura di un vertice dei ministri delle Finanze dell’Asia Pacifico che ha aperto formalmente i lavori dell’Apec. I 21 membri dell’Organizzazione saranno spronati dal presidente americano Obama a “dare con più convinzione, per il bene comune”.
Le economie asiatiche, ha spiegato Geithner, “dovranno fare molto, partendo dallo stimolo della domanda interna in modo da evitare il rischio recessione che ha colpito l’Europa. In questo modo si metteranno al riparo da crisi del credito e aiuteranno la crescita globale. E’ vero che queste economie sono le più vulnerabili, in caso di recessione globale, ma sono anche quelle che possono evitare una nuova crisi”.
Anche se rivolto in maniera formale a tutti i partecipanti, l’invito guarda soprattutto al presidente cinese Hu Jintao. La contesa sulla valuta di Pechino, mantenuta bassa in maniera artificiale, e i continui scambi di accuse sulla bilancia commerciale troppo squilibrata rendono la Cina il vero convitato di pietra dell’incontro. Prima di partire per le Hawaii, il presidente Hu ha fatto dire al portavoce del suo ministero degli Esteri che “gli obiettivi fissati dagli Usa per questo summit sono troppo ambiziosi”.
Pechino sa di non poter aumentare in maniera troppo incisiva il proprio mercato interno, mossa che porterebbe a un aumento devastante dell’inflazione in un Paese colpito ogni anno da circa 100mila proteste sociali collegate a espropri e aumenti del costo della vita. E sa anche di non poter rivalutare la propria moneta, lo yuan renminbi, perché in questo modo perderebbe la supremazia sulle esportazioni in America e in Europa. Tuttavia, le economie presenti al summit sono troppo collegate fra loro per pensare ad altre strade.
Anche per ricordare alla Cina la sua situazione, il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha giocato la carta dei diritti umani: “Siamo allarmati - ha detto in apertura - per i recenti avvenimenti del Tibet, dove diversi giovani continuano a darsi fuoco per protestare contro la repressione. Ci preoccupano inoltre anche altri casi, come quello dell’avvocato Chen Guangcheng, che continu a rimanere sotto arresto. Chiediamo alla Cina di intraprendere una strada diversa”.
Le economie asiatiche, ha spiegato Geithner, “dovranno fare molto, partendo dallo stimolo della domanda interna in modo da evitare il rischio recessione che ha colpito l’Europa. In questo modo si metteranno al riparo da crisi del credito e aiuteranno la crescita globale. E’ vero che queste economie sono le più vulnerabili, in caso di recessione globale, ma sono anche quelle che possono evitare una nuova crisi”.
Anche se rivolto in maniera formale a tutti i partecipanti, l’invito guarda soprattutto al presidente cinese Hu Jintao. La contesa sulla valuta di Pechino, mantenuta bassa in maniera artificiale, e i continui scambi di accuse sulla bilancia commerciale troppo squilibrata rendono la Cina il vero convitato di pietra dell’incontro. Prima di partire per le Hawaii, il presidente Hu ha fatto dire al portavoce del suo ministero degli Esteri che “gli obiettivi fissati dagli Usa per questo summit sono troppo ambiziosi”.
Pechino sa di non poter aumentare in maniera troppo incisiva il proprio mercato interno, mossa che porterebbe a un aumento devastante dell’inflazione in un Paese colpito ogni anno da circa 100mila proteste sociali collegate a espropri e aumenti del costo della vita. E sa anche di non poter rivalutare la propria moneta, lo yuan renminbi, perché in questo modo perderebbe la supremazia sulle esportazioni in America e in Europa. Tuttavia, le economie presenti al summit sono troppo collegate fra loro per pensare ad altre strade.
Anche per ricordare alla Cina la sua situazione, il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha giocato la carta dei diritti umani: “Siamo allarmati - ha detto in apertura - per i recenti avvenimenti del Tibet, dove diversi giovani continuano a darsi fuoco per protestare contro la repressione. Ci preoccupano inoltre anche altri casi, come quello dell’avvocato Chen Guangcheng, che continu a rimanere sotto arresto. Chiediamo alla Cina di intraprendere una strada diversa”.
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